Pittori e modelle

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Il risveglio di una musa preraffaellita

di Sabrina Di Monte

 

 

La Confraternita dei Preraffaelliti fu fondata da giovani artisti che portarono l’arte inglese della metà dell’Ottocento alla ribalta, scioccando i contemporanei con il realismo, totalmente inusitato per i tempi, dei loro quadri rappresentanti argomenti sacri ma anche scomodi temi sociali.

Nel 1850, il grande Charles Dickens chiamò l’audace realismo del dipinto Cristo nella casa dei genitori (Christ in the House of His Parents or ‘The Carpenter’s Shop’, 1849–50, olio su tela, Londra, Tate Britain), «esempio di bruttezza senza uguali». L’autore era il ventenne artista John Everett Millais che, nel settembre del 1848, insieme a William Holman Hunt (1827-1910) e Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), aveva fondato la Pre-Raphaelite Brotherhood, la cui misteriosa abbreviazione PRB verrà usata per siglare le opere di questo primo nucleo di artisti, al quale si uniranno poi altri pittori, ma anche poeti e scultori.

Il programma del movimento dei tre giovani iniziatori era basato sulla ricerca di una forma d’arte libera da ogni affettazione accademica in un periodo storico che vedeva l’Europa infiammata da moti rivoluzionari di ben maggiore portata; eppure loro stessi furono visti, soprattutto all’inizio, come dei pericolosi sovvertitori dell’ordine costituito, fondatori di una inquietante società segreta.

John Everett Millais (20 anni), Holman Hunt (21 anni) e Dante Gabriele Rossetti (20 anni), studenti alla prestigiosa Royal Academy of Arts, erano infatti insoddisfatti degli insegnamenti che stavano ricevendo e volevano trovare insieme una via d’uscita all’arte dell’Academy che trovavano convenzionale, noiosa, commerciale e tremendamente prevedibile.

Erano interessati a realizzare un’arte spontanea che traesse ispirazione dalla natura, ma anche dalla letteratura e dalla poesia. Con l’obiettivo di restituire verità all’arte, cominciarono a dipingere quadri d’argomento morale e religioso tratti dalla letteratura e dalla Bibbia. Questi giovani artisti ribelli e talentuosi non contestavano l’arte di Raffaello, quanto quella dei suoi imitatori, diventata nel corso dei secoli ripetitiva imitazione di soggetti idealizzati e di strutture piramidali, con l’immancabile figura principale al centro e scorci di paesaggi sullo sfondo. Trovarono nel primo Quattrocento italiano quanto cercavano: un’arte ispirata e lontana dalla convenzionalità dei temi e delle tecniche che caratterizzavano l’arte a loro contemporanea. Ma all’inizio, prima che John Ruskin parlasse a loro favore e li riscattasse agli occhi del pubblico vittoriano, fecero molto scalpore con il realismo quasi fotografico delle loro opere.

I Preraffaelliti usavano come modelli persone reali e anche donne della ‘working-class’, con le quali finirono col condividere interessi artistici e letterari e con le quali spesso avevano delle relazioni, anche importanti, e che formarono a loro volta una sorta di ‘sorellanza’, non priva di conflitti e gelosie.

Come Elisabeth Siddal, una modesta sartina notata per il suo bel viso e i lunghissimi capelli rossi, che diventò la modella preferita della Confraternita (è l’Ofelia del famoso dipinto di Millais) e che finì per sposare Dante Gabriele Rossetti, dal quale imparò i rudimenti della pittura diventando pittrice lei stessa; o Annie Miller, altra bellezza dai lunghi capelli fulvi, notata mentre lavorava in un pub e diventata poi modella di successo. I Preraffaeliti erano affascinati dalle lunghe chiome rosse, che dipinsero con regolarità e dovizia, facendole diventare un tratto distintivo della loro opera ‘rivoluzionaria’: in un tempo in cui le donne portavano i capelli sempre raccolti in pubblico, ritrarre donne con lunghe chiome fiammeggianti diventava un atto di rottura e di sfida, che contrapponeva alla nozione dell’ubbidiente e casto angelo del focolare vittoriano una donna passionale e anticonvenzionale.

Ma quanto avevano di rivoluzionario nella loro visione della donna e delle relazioni familiari gli artisti della confraternita? Certamente la convinzione che ci si potesse sposare anche al di fuori della propria classe sociale, contravvenendo così ad uno dei più rigidi dogmi dell’Inghilterra dell’Ottocento.

Nel Risveglio della Coscienza (The Awakening Conscience) del pittore Holman Hunt, è ritratta una donna ‘caduta’, ‘a fallen woman’. Nel pieno della rivoluzione industriale, il tema sociale della donna costretta dalla povertà a diventare una prostituta o a farsi mantenere da un uomo abbiente, era molto sentito nella Londra vittoriana (che di prostitute ne contava a decine di migliaia), proprio perché vedeva la figura della ‘Maddalena’ pericolosamente svincolata dal tradizionale nucleo familiare patriarcale, e priva di una figura maschile protettiva, padre, fratello maggiore o marito che fosse.

Nel Risveglio della Coscienza, Hunt ritrae una giovane donna probabilmente di umili origini, mantenuta da un uomo benestante che l’ha sistemata in un bell’appartamento e circondata da mobili e arredi di gusto, che rilucono però in modo sospetto agli occhi di un attento pubblico vittoriano: mobili troppo nuovi, non toccati dal calore e dall’inevitabile usura di una famiglia numerosa. La ragazza è ritratta seduta in grembo ad un giovane uomo dall’aria un po’ lasciva che con la mano sinistra suona distrattamente al piano un motivo tradizionale che risveglia nella giovane la memoria di un passato ‘innocente’, causando un momento epifanico: l’impulso a cambiare vita, un risveglio della coscienza, appunto.

La ragazza che fece da modella a questo quadro è Annie Miller, che quando Hunt incontrò per la prima volta lavorava in un pub a Chelsea e aveva sedici anni.

Hunt si innamorò di Annie, e la mise a pensione presso una signora con l’intento di ‘ripulirla’ e salvarla, in attesa di poterla sposare.

Ma la bellezza di Annie e la sua chioma di capelli biondo-rossicci la resero una modella molto ricercata all’interno della cerchia preraffaellita, tanto che lei stessa finì col partecipare attivamente agli incontri della confraternita e a godere delle opportunità sociali che le venivano offerte. Annie Miller ebbe una relazione con Holman Hunt, ma non accettò di sposarlo. Il ruolo di moglie e madre non era quello che voleva per sé in quella fase della sua vita. «Preferirei morire», pare abbia scritto in una lettera a Hunt.

Perciò il dramma psicologico rappresentato nel Risveglio della Coscienza non è in realtà quello della modella Annie Miller, ma del pittore Holman Hunt che lo dipinse, tanto che il committente, probabilmente consapevole di quanto la vita della modella contraddicesse il messaggio rappresentato nel quadro, chiese a Hunt di cambiare i connotati della ragazza ritratta sul punto di redimersi, cosa che Hunt puntualmente fece.

Eppure Annie Miller non finì male, magari suicida nel Tamigi come avrebbe voluto la classica narrativa vittoriana, e dieci anni dopo sposò il capitano T. Thompson, dal quale ebbe due figli. Morì a 90 anni, nel 1925, in una cittadina sulla costa meridionale inglese, contravvenendo così al destino scritto per lei dalla società del tempo e persino dagli artisti anticonvenzionali che la ritrassero nei loro quadri.

 

 

 

William Holman Hunt

Il risveglio della coscienza

olio su tela, 1853

Tate Britain, Londra