PROGETTO PROMETEO

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Joe Machine, Oleg Kudryashof e altri tra Sistiana e Trieste

Benedetta Moro

 

Si tratta quasi di un lungo racconto, che si riallaccia al Prometeo. Poema del fuoco, s’intreccia con Alice nel Paese delle Meraviglie, attraversando l’est Europa, Londra, Venezia e Trieste, porto di partenza e d’arrivo. Quello che l’Associazione culturale Woland, in collaborazione con il London Collectors Club (LCC) e la Lux Art Gallery, ha voluto creare è un progetto che ormai è divenuto una storia da narrare. Tutto parte dalla musica del compositore e pianista russo Alexander Skrjabin, ispiratore del “Prometheus Project”, un programma di eventi nato da un’idea del pianista Claudio Crismani, presidente di Woland, e dal direttore scientifico Edward Lucie-Smith, uno dei maggiori storici d’arte del mondo, con il coordinamento organizzativo di Fabio Fonda.

Intorno all’illustre compositore Skrjabin e alla sua quinta e ultima imponente opera sinfonica del 1910, Prometeo. Il Poema del fuoco, si sono sviluppati una serie di appuntamenti, iniziati la scorsa primavera, tra conferenze e concerti. Per decollare poi quest’estate e oltre, da luglio a ottobre, con alcuni incontri d’arte, in cui sono stati presentati, nei tre diversi spazi triestini di Portopiccolo, del Magazzino delle Idee e della Lux Art Gallery, alcuni artisti internazionali di origine russa e altri nazionali.

Il debutto ha avuto luogo alla Lux Art Gallery, con un’anteprima – a cura di Dimitri Ozerkov, direttore di Hermitage 20/21 Progetto per l’Arte Contemporanea di S. Pietroburgo, di Sergei Reviakin, presidente del LCC, e di Giorgio Parovel, direttore Lux Art Gallery – degli otto artisti, protagonisti dei molteplici successivi eventi: Raffaella Busdon, Genia Chef, David Dalla Venezia, Fabio Fonda, Federico Fumolo, Joe Machine, Franco Manià, Delphi Morpurgo e Consuelo Rodriguez. Caratterizzati tutti da uno stile proprio e inconfondibile, il primo tra questi a esporre a Portopiccolo è stato il kazako Genia Chef. I suoi quadri, provenienti direttamente dalla Biennale di Venezia, sono stati appesi alle pareti dello spazio Woland, situato all’interno del nuovo borgo della Baia di Sistiana. Frutto di un nuovo progetto realizzato assieme allo scrittore ruteno Vladimir Sorokin, i dipinti di Chef sono stati oggetto di un esperimento riguardante uno scambio di ruoli: da una parte Sorokin, che diventa un visual artist, e dall’altra Chef, che s’immedesima nei panni dell’amico storyteller. Ne sono venute fuori delle piccole tele grafiche componibili, che hanno dato vita a un diario personale, redatto nelle tre lingue principali di Chef (qui proposte con un linguaggio antico), ovvero il russo, idioma della sua terra d’origine, il tedesco, che utilizza abitualmente a Berlino, dove vive ormai dalla metà degli anni ’80, e l’inglese, mezzo internazionale per un artista altrettanto cosmopolita. Chef, classe ’54, ha infatti trascorso parte della sua infanzia in Kazakistan, all’epoca satellite sovietico, dove la sua famiglia era stata esiliata. Dopo aver studiato all’Istituto poligrafico di Mosca, nel 1985 si trasferisce in Germania.

“Telluria” è il tema ricorrente delle tele esposte ovvero il titolo dell’ultima fatica di Sorokin e, mediante una serie di vignette, rappresenta una società utopica dal gusto futuristico-medioevale. Creature strane vivono questa repubblica subnormale, che ricorda un po’ quella vissuta dal Baudolino di Eco.

Una tecnica mista molto varia rende questo mondo fantastico una concentrazione di olio, inchiostro, guache bianca e ancora collage, tra cui troviamo ritagli pubblicitari, ma anche immagini di personaggi che hanno segnato il tempo, provenienti dall’ambito culturale e politico. Si passa dal neurologo e psichiatra tedesco Richard Von Krafft-Ebing del XX secolo – celebre per lo scritto Psicopatia del sesso, uno dei primi testi che tratta di tale argomento – al richiamo di Tolstoj, a Rabelais, ai Led Zeppelin, fino ad Abdullah, re dell’Arabia Saudita.

Essendo l’obiettivo di Woland promuovere il pluralismo culturale identitario della città attraverso iniziative di ampio respiro internazionale, ecco che si aggiunge nel panorama triestino estivo un altro artista, poeta e scrittore, che rispecchia questo obiettivo, Joe Machine. Dopo una prima esposizione a Portopiccolo, ora espone fino al 20 settembre alla Lux Art Gallery.

Quattro i filoni principali della sua pittura ad acrilico presenti in mostra, che forniscono all’autore una sorta di catarsi del suo passato: i marinai, la natura, alcuni stralci da Alice in Wonderland (Alice nel Paese delle Meraviglie) e Prometeo. Nato nel Kent, precisamente nella cittadina di mare di Chatan, ma di origini dell’est, Joseph Stokes, questo il suo vero nome, dipinge da autodidatta. Il porto, gli anni ’70 della sua infanzia, intrisi di alcool, violenza e droga, hanno infatti impressionato il suo animo e lo hanno pure portato sulla cattiva strada. Fino a quando non ha incontrato dei nuovi amici con cui ha fondato il gruppo d’arte Stuckism, ormai diffuso in tutto il mondo. Crudi e autobiografici, i quadri di Joe Machine riprendono tutto ciò che si deve sapere di lui. Come per esempio i marinai, ritratti mezzi ubriachi, alcuni a occhi chiusi, alcuni con donzella, alcuni in atteggiamenti omosessuali, Machine li ha incontrati più e più volte nella sua cittadina di nascita, nelle bettole e in particolare a casa di un suo compagno di scuola, dove uno di questi gli ha insegnato a fare un coltello da portarsi in classe. Da qui i marinai restano un tabù nella mente di Joe.

Il “Prometheus project” ha portato a Trieste anche un altro grande artista, il russo Oleg Kudryashof, la cui mostra “Genesi del sogno” ha chiuso in bellezza al Magazzino delle Idee il 12 settembre con il “Prometheus day”, consistente in un incontro dedicato all’arte, a Skrjabin e a Boris Pasternak. La terza sezione del progetto comprende la pittura dell’eclettico incisore Kudryashof, oggi ottantenne, con un focus del fotografo Fumolo, che ha realizzato un “Prometheus backstage” in bianco e nero, riprendendo tutti i protagonisti del programma. Accanto compaiono l’espressionismo del giovane Morpurgo e i lavori di Franco Vecchiet, che si sono concentrati in un omaggio a Prometeo. E ancora i libri di Pasternak, poiché quest’esposizione si focalizza anche sullo scrittore russo, in questo caso fotografato da Moisei Nappelbaum e raccontato da Ilja Rudiak, con materiale biblio-fotografico dell’archivio Crismani sul rapporto tra l’autore e Skrjabin ed edizioni storiche.

Realizzata in collaborazione con la Provincia di Trieste, la mostra racchiude dunque un insieme di colori, parole, immagini che riportano al fil-rouge del pensiero di Skrjabin, concentrato sull’idea della sinestesia. A sintetizzare quest’ultimo concetto è presente il quadro dell’artista digitale Fonda, che ha rielaborato a computer un ritratto fotografico di Skrjabin, di proprietà di Crismani, innestandovi una tastiera di pianoforte colorata: l’ultimo progetto del lungimirante pianista russo era proprio quello di collegare a ciascun suono un particolare colore.

Fino al 20 settembre inoltre a Portopiccolo espongono tre immaginari artistici diversi, accomunati dalla nostra regione, da colori intensi e da un segno deciso: sono i dipinti di Raffaella Busdon, Franco Manià e Consuelo Rodriguez. La prima propone dei particolari ritratti che, grazie a una singolare tecnica ad olio su policarbonato, esprimono diversi aspetti della vita e della mente dell’uomo, intervenendo anche con “innesti” di immagini che, attraverso intersezioni di rose, tracce leonardesche e della cultura musulmana, completano le figure da lei disegnate. Il secondo, con i suoi saliscendi labirintici, le figure e gli oggetti di gusto onirico e surrealista, trasferisce nell’animo del fruitore il proprio inconscio, configurandosi come un artista dalla pittura ricca di risvolti lirici e originalmente avvezzo a comunicare nel quotidiano con gli uccellini. Chiude la triade la Rodriguez che, con un taglio figurativo, femminile e sensuale, mediante caldi timbri cromatici, miscelati a preziosi pigmenti vulcanici, “incide” la tela con un segno scabro, quasi una memoria della pura, cruda essenzialità dei disegni rupestri.

 

 

Portopiccolo: fino al 20 settembre mercoledì-sabato 19-22

Lux Art Gallery: fino al 20 settembre ogni giorno 17-20, chiuso mercoledì e domenica.