Prosa e musical tra Gorizia e Trieste

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Teatro filodrammatico e professionale si presentano sui palcoscenici dell’area giuliana

di Paolo Quazzolo

 

Si è conclusa a fine gennaio la 29a edizione del Festival Teatrale Internazionale “Castello di Gorizia”, la manifestazione organizzata dall’Associazione “Terzo Teatro” dedicata alle compagnie amatoriali e il cui premio principale è dedicato, da qualche anno a questa parte, al grande regista goriziano Francesco Macedonio. Il festival di Gorizia è ormai da tempo divenuto punto di riferimento per le compagnie teatrali non professioniste: sul palcoscenico si sfidano infatti i migliori gruppi provenienti da tutta Italia, con spettacoli che spesso si dimostrano essere di livello assoluto. L’attività delle compagnie filodrammatiche, da sempre, costituisce “l’altra faccia della medaglia” della storia del teatro: non solo palestra per futuri attori, ma spesso anche luogo di sperimentazione e ricerca. A tale proposito basti ricordare che uno dei capitoli più importanti della storia del teatro italiano, quello che visse nelle corti rinascimentali, era fatto da attori non professionisti che, nonostante tutto, riuscirono con le loro capacità, a porre le basi per la nascita del teatro moderno. Le filodrammatiche di oggi si fanno quindi eredi di una tradizione antichissima che ha spesso consentito di portare il teatro al di fuori dei circuiti ufficiali e a pubblici per i quali le occasioni di andare a teatro erano meno frequenti. Nel corso della 29a edizione si sono sfidate sette compagnie che hanno proposto spettacoli di genere diverso: da due impegnativi musical (La leggenda di un amore e Frankenstein Junior), ad alcuni classici (Tramonto di Simoni, Napoli milionaria o Quei due di De Filippo), sino a testi contemporanei e scritti su commissione (Le chat noir di Paolo Marchetto e Bon mariage di Andrea Castelletti). Premi per tutte le compagnie con la curiosa coincidenza che lo spettacolo giudicato vincitore dalla giuria – Tramonto – è stato anche quello che ha ottenuto il premio del pubblico.

È tornato per la quarta volta ospite al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia quello che è stato definito il “musical dei record”, ossia Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante. Lo spettacolo, riallestito ancora una volta con parte del cast originale, è ormai divenuto un cult per una platea numerosissima che non si stancherebbe mai di rivederlo e di cantarlo assieme ai protagonisti. Andato in scena per la prima volta a Parigi nell’edizione originale francese nel 1998, Notre Dame ha debuttato nella versione italiana a Roma, nel 2002. Da quel momento lo spettacolo non ha mai smesso di girare, collezionando decine di repliche e migliaia di spettatori. La bellezza delle musiche di Cocciante e la poesia dei testi di Luc Plamondon tradotti da Pasquale Panella, la bravura degli interpreti e la funzionalità dello spettacolo firmato dal regista Gilles Maheu, garantiscono il successo di uno spettacolo che ha saputo rileggere con intensità uno dei romanzi più avvincenti di Victor Hugo. Ma il successo di Notre Dame può essere spiegato anche per il fatto che Cocciante, da musicista raffinato qual è, ha saputo perpetrare la formula vincente del melodramma, adottando la classica struttura a numeri chiusi in cui si alternano arie, duetti, cori e pezzi d’assieme: una forma drammaturgica che ha resistito ai secoli e che ancora oggi, attraverso le vesti rinnovate del musical, dimostra la sua validità.

Sempre sul palcoscenico del Politeama Rossetti è andato in scena quello che, sino al momento, mi è parso lo spettacolo più bello della stagione teatrale: La casa nova di Goldoni. Proposto dall’affiatatissima compagnia del Teatro Stabile del Veneto, lo spettacolo si è avvalso della regia di quello che può essere definito uno specialista goldoniano, Giuseppe Emiliani. Autore di numerosi spettacoli del commediografo veneto, Emiliani è regista intelligente e raffinato, capace di leggere in profondità ai testi di Goldoni, proponendone delle messinscena che, pur rispettose della tradizione, tuttavia sono sempre fresche e mai banali. Ottimo il cast che ha affiancato un gruppo di interpreti esperti (Piergiorgio Fasolo, Stefania Felicioli, Valerio Mazzucato e Lucia Schierano) agli attori della Compagnia dei Giovani dello Stabile del Veneto. Bella e funzionale la scena di Federico Cautero che ha mescolato la tecnica classica della scenografia dipinta con quella innovativa della videoproiezione virtuale.

Al Teatro Verdi di Gorizia si è tenuta la serata finale della seconda edizione dell’FVG Talent Show, la competizione che ha portato a sfidarsi tra di loro una cinquantina di giovani interpreti suddivisi nelle tre categorie di Teatro, Musica e Danza. Dopo le audizioni tenute lo scorso dicembre e le serate delle semifinali che hanno avuto luogo a gennaio presso il Teatro Comunale di Monfalcone, il talent ha vissuto l’entusiasmante serata conclusiva sul palcoscenico del Verdi goriziano dove, di fronte a un pubblico entusiasta, si sono sfidati ventisette giovani artisti. Arduo il compito della giuria che ha dovuto scegliere tra talenti diversi e tutti di ottima qualità. I vincitori, proclamati a tarda serata, sono stati Gianmarco Grasso per la sezione musica e, pari merito, Aurora Zacutti e Angelica Bertino Facile per la sezione danza. Il talent, di cui è stata già annunciata per il prossimo anno la terza edizione, è organizzato dall’Associazione Terzo Teatro di Gorizia e vede in Mauro Fontanini l’entusiasta promotore e organizzatore.

 

 

Dida

 

Fig. 1

La leggenda di un amore

 

Fig. 2

Notre Dame de Paris

 

Fig 3:

La casa nova