Quarant’anni della Barcaccia

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e poi Quel mazolin de fiori, Indovina chi è rimasta incinta? e ancora Aereo 747

di Liliana Bamboshek

 

Grande festa il 7 gennaio al teatro dei Salesiani! La Barcaccia ha celebrato quarant’anni di attività col “suo” pubblico che si è stretto con affetto intorno ad attori, registi, scenografi, tecnici… tutti riuniti per l’occasione, o almeno una buona rappresentanza di essi. Mancavano i fondatori storici, Carlo Fortuna in primo luogo, il deus ex machina, l’anima stessa, il buon papà di questo teatro popolare, poi Ugo Amodeo, uno dei creatori insieme a Claudio Skele e a tanti attori provenienti dal glorioso Piccolo Teatro di Prosa del Crda che gettarono le basi della nuova compagnia. L’atto di nascita ufficiale della Barcaccia è datato aprile 1977 quando questo gruppo entrò a far parte del Centro di Cultura Giovanni XXIII avendo come sede il teatro dei Salesiani e in ottobre di quell’anno partì la prima stagione teatrale con una fiaba, “Un filtro per Gufalda” e successivamente con la prima commedia in triestino “Trieste e un calafà” di Ruggero Paghi e Bruno Cappelletti. Dopo i primi anni di successi si dovette chiudere il teatro per un periodo di lavori di ammodernamento dal quale uscì completamente rinnovato e con una compagnia stabile. Da allora di stagione in stagione il palcoscenico di via dell’Istria è diventato un punto di riferimento importante: qui si sono formati giovani e giovanissimi e molti artisti hanno vissuto le loro prime esperienze teatrali per intraprendere poi una strada professionale. Anche oggi è in funzione parallelamente alla Barcaccia la sezione Giovani, un gruppo promettente che rappresenta il futuro della compagnia.

Durante la festa di Buon Compleanno è stato presentato, fresco di stampa, il libro “Quaranta… e passa (Battello Stampatore) curato da Giorgio Fortuna, un volume riccamente illustrato che racconta questa emozionante avventura teatrale atto per atto come se fosse una commedia. Attraverso foto di scena, locandine, ricordi e testimonianze personali si ritrova il sapore di tanti spettacoli e in particolare di quelle commedie in dialetto triestino che rappresentano davvero un pezzo della nostra storia. Penso a decine e decine di personaggi della nostra Trieste, creati da Carlo Fortuna (un talento che ha trasmesso anche ai suoi figli!) in cui sono protagonisti i rioni popolari, le tradizioni, i sentimenti genuini della nostra gente. Ecco perché il pubblico continua a mostrarsi sempre così affezionato a questo teatro in cui ritrova una buona parte di se stesso e si riconosce veramente come in una famiglia.

Da chi ha seguito negli anni passo per passo, fin dagli esordi, tutta l’attività di questo importante gruppo (amatoriale nel più alto senso del termine ma professionale per qualità) viene oggi il sentito augurio di una lunga e proficua continuità teatrale.

 

Al teatro Pellico il nuovo anno comincia con Quel mazolin de fiori (13-22 gennaio) commedia che si ispira ad Assassinate la zitella di Gian Carlo Pardini, portata in scena dalla compagnia Ex allievi del Toti con l’adattamento in triestino di Roberto Tramontini e la regia di Paolo Dalfovo. Dall’America degli anni ’50 passiamo a Trieste, più o meno ai nostri giorni, in casa della ricchissima zitella Margherita appena passata a miglior vita, in attesa dell’apertura del suo testamento. Qui arrivano le quattro nipoti che, come lei, portano tutte il nome di un fiore ma non sono affatto un simbolo di grazia e dolcezza, tutt’altro: sono già pronte a dilaniarsi in vista della cospicua eredità. Ecco di fronte a noi Gigliola (Paola Tramontini) con l’ingenuo marito (Andrea Cattin), Viola (Eva Stanich) con l’altrettanto insulso consorte (Roberto Tramontini), Rosa (Barbara Termini) felicemente vedova e infine Fiorella, nubile e particolarmente devota e pia. Lo stato civile in quest’occasione conta molto poiché il notaio (Claudio Petrina), scarso di vista e di comprendonio, dichiara solennemente che l’eredità andrà interamente all’unica nipote non sposata. La rabbia fra tutti i pretendenti è enorme e si scatena subito una feroce caccia per eliminare la mite zitella mentre questa gira per la casa del tutto ignara di quanto si sta macchinando. E poiché i tentativi di ucciderla in ogni modo possibile risultano vani, alla fine si decide di ricorrere a un feroce sicario di professione, Drago el serbo (Walter Bertocchi), il cui arrivo segnerà l’inizio di una grande strage e porterà un’inaspettata conclusione alla vicenda.

Divertente e caotica commedia noir, con l’aggiunta qua e là di un po’ di pepe triestino, regge bene fino all’ultimo. Convincenti ciascuno nel proprio ruolo gli attori, agile la regia.

 

La stagione “A tutto teatro” è ripresa ai Salesiani l’otto gennaio con una divertente commedia messa in scena dalla Compagnia Teatrale del Circolo Ricreativo Università di Trieste Indovina chi è rimasta incinta? liberamente tratta da un lavoro di Alfred Hennequin, commediografo belga ottocentesco, adattamento e regia di Giorgio Amodeo. La storia viene spostata come ambientazione nell’Italia degli anni ’70 quando era di grande attualità la discussione sull’aborto il che aggiunge una quantità di particolari piccanti alla vicenda. Siamo nell’ambito di una famiglia benpensante e tradizionalista che si trova a dover risolvere all’improvviso una situazione piuttosto complicata. Il marito è un politicante in carriera, notoriamente antiabortista, la moglie, di una certa età, è incinta e si vergogna di confessarlo ai figli ormai grandi. Ma è appena l’inizio: si scopre infatti che il figlio ha una storia con la segretaria che è in attesa di un lieto evento, la figlia che sta per sposarsi dovrà affrettare le nozze per un motivo analogo. E come se non bastasse anche la giovane domestica è costretta a licenziarsi perché tra poco sarà mamma. Le situazioni comiche si accavallano in un divertente e sempre più paradossale crescendo quando anche il capofamiglia viene a conoscenza di un suo lontano peccato di gioventù.

La trama si dipana con battute azzeccate e spiritose; una regia accorta sostiene lo stesso buon ritmo fino alla fine. Apprezzabili per la loro disinvoltura tutti gli attori in parti sia in lingua che in dialetto: Olivia Giannini, Anna Corrente, Alice Ursic, Mariacristina Fedele, Filippo Cosulich, Tullio Grilli, Erica Cappello.

 

Al teatro dei Salesiani la compagnia Pat Teatro ha messo in scena dal 14 al 29 gennaio la commedia Aereo 747 tratta da Boeing boeing di Marc Camoletti, adattamento e regia di Lorenzo Braida. L’originale è una farsa che dagli anni ’60 in poi ha avuto successo con versioni in varie lingue, qui viene riproposta ai nostri giorni in tutta la vivacità dell’ambiente e del dialetto triestino. Il protagonista Daniele (Lorenzo Braida) vive una strana esistenza che si basa sugli orari dei voli internazionali all’aeroporto di Ronchi e in questo modo può permettersi il lusso di avere tre fidanzate contemporaneamente, naturalmente hostess e all’insaputa l’una dell’altra. Grazie a incontri brevi tra un volo e l’altro e in orari diversi, riesce a giurare amore eterno a tre belle ragazze, Susy, Linda e Anna (rispettivamente impersonate da Sara Botterini, Raffaella Sauro e Beatrice Angelica) con la complicità della sua governante Ester (Fabiana Pecchiari) che, pure a malincuore, lo asseconda nei dettagli di questo complicato menage. La cosa funziona per un certo tempo come un orologio, ma lo sviluppo della tecnologia, che ha creato boeing sempre più veloci, provocherà repentini cambi di orario e imprevedibili contrattempi… Inoltre l’improvviso arrivo di un compagno di studi (Manuel Barzelatto) che viene a stabilirsi in casa di Daniele, complica sempre più la situazione. Così, di momento in momento, si attende lo scoppio della bomba…

La trama funziona bene e si snoda con ritmo incalzante passando da un equivoco all’altro, con un crescendo di battute e di momenti esilaranti. Gli attori sono all’altezza e nell’insieme lo spettacolo tiene fino all’ultimo.

Ma… la morale della storia ? Possiamo dire soltanto così: il lupo perde il pelo ma non il vizio.