Storie di amanti a Illegio

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Un’autentica indagine sul concetto di amore

di Nadia Danelon

C’è un borgo, sulle Alpi carniche, che da alcuni anni a questa parte è divenuto famoso grazie alle mostre d’arte ospitate nelle sale del suo palazzo delle esposizioni: si tratta di Illegio (Udine), un luogo suggestivo dove sembra quasi che il tempo si sia fermato. L’organizzatore di queste esposizioni, che ogni anno attirano migliaia di persone, è il Comitato di San Floriano: il curatore della mostra, come sempre, è don Alessio Geretti. Dal 2004, l’associazione culturale propone delle mostre eccezionali, nelle quali sono esposte opere provenienti anche dall’estero. Ogni esposizione ha come tema chiave un argomento di significativa importanza: funge da esempio la prima mostra internazionale risalente a tredici anni fa, dedicata a san Floriano di Lorch, patrono del paese e ricordato in quell’occasione per il millesettecentesimo anniversario del suo martirio. Le mostre di Illegio, nel corso degli anni, hanno sottolineato l’importanza del territorio carnico come meta favorita da coloro che sono interessati al settore del turismo culturale: parallelamente a queste esposizioni, nel corso degli ultimi anni, sono nate ad esempio iniziative come quella del Cammino delle Pievi in Carnia che permette l’apertura di questi storici luoghi di culto ad un pubblico di pellegrini e visitatori comuni. Spesso a Illegio approdano opere d’arte che per la prima volta vengono esposte in Italia: al tempo stesso, nelle sale del palazzo delle esposizioni giungono anche opere di autori famosissimi, divenendo i capolavori più celebrati nell’ambito delle mostre che li includono nel percorso espositivo. Questo è il caso, ad esempio, del Riposo nella fuga in Egitto di Michelangelo Merisi da Caravaggio (Galleria Doria Pamphilj, Roma) protagonista dell’edizione 2009: a Illegio sono giunti negli anni ben tre capolavori di questo pittore noto a livello universale, l’ultimo proprio in occasione dell’esposizione attualmente in corso.

Il Comitato di San Floriano, forte dell’esperienza di quattordici mostre internazionali e altre importanti esposizioni, propone quest’anno un tema di straordinaria importanza: quello dell’amore, analizzato secondo ogni tipo di concezione possibile. La mostra, dal titolo Amanti. Passioni umane e divine è aperta al pubblico dal 21 maggio all’8 ottobre 2017: alcuni ragazzi del posto guidano i visitatori attraverso le sale, illustrando i capolavori esposti e favorendo quindi il completo apprezzamento delle opere in esposizione. La mostra, come illustrato anche nel piano scientifico di base dell’esposizione, si propone di offrire una risposta adeguata a sette domande fondamentali: 1. Cos’è sostanzialmente l’amore? 2. Che rapporto c’è tra amore, bellezza e desiderio? 3. Qual è il senso e il fine dell’eros nella vita umana? 4. Tra l’amore e la morte chi vince il duello? 5. Come si distingue l’amore autentico da quello apparente o inadeguato? 6. Come l’amore umano viene salvato dai suoi limiti nella castità e nel matrimonio? 7. Può esserci amore nuziale tra l’uomo e Dio? La risposta a questi interrogativi giunge attraverso l’analisi delle opere: dipinti e sculture che ci parlano di amori tragici, corrisposti, divini oppure ingannevoli. Nelle sale sono esposte opere di grande importanza: anche quest’anno, come si è detto, la mostra di Illegio vanta la presenza di capolavori illustri. Ben tre opere di Antonio Canova, tra cui due statue in gesso e un dipinto: troviamo infatti il gruppo di Amore e Psiche stanti (1810), proveniente da una collezione privata di Montebelluna (di sfuggita, nel percorso della mostra, la guida ha specificato che la proprietaria dell’opera è una delle pronipoti del celebre scultore) e divenuto l’opera protagonista dell’esposizione 2017, tanto da troneggiare sulle locandine della mostra. Proviene invece dalla Fondazione Canova di Possagno l’Endimione dormiente (1822), sempre in gesso, che troneggia attirando lo sguardo dei visitatori nella prima sala dell’esposizione: una figura di giovane talmente bella da dare l’impressione di trovarsi davanti al personaggio del racconto mitologico, addormento da Zeus come gesto di risposta alle suppliche di Selene (divinità della luna), con l’intento di rendere la sua bellezza immortale. Se lo scopo ricordato nella scheda del catalogo è quello di “permettere a Selene di accarezzarne i dolci profili (quelli di Endimione) e sfiorarne le rosse labbra ogni notte, per l’eternità”, grazie al capolavoro di Canova anche l’osservatore può affiancarsi a Selene, ammirando ogni singolo dettaglio di questa immagine perfetta, non deturpata dal passare degli anni. L’altro capolavoro di Canova presente in mostra è pittorico: si tratta del dipinto raffigurante Cefalo e Procri (1797), proveniente a sua volta dalla Fondazione Canova di Possagno.

Come accennato, anche quest’anno è giunto in mostra un dipinto del Caravaggio: si tratta della Maria Maddalena (1605-1606), proveniente da una collezione privata e solo recentemente riconosciuta in modo ufficiale come opera del grande pittore. Nata con ogni probabilità come studio per la tela della Morte della Vergine (1601-1605), ora presente nelle collezioni del Museo del Louvre di Parigi, un’opera reduce da un destino complicato a causa delle stravaganti proposte di Caravaggio nell’ambito della raffigurazione di soggetti sacri, che non sempre hanno incontrato il favore della committenza. La figura della Maddalena in pianto, seduta quasi in posizione fetale su di una seggiola, è quella all’estrema destra nell’ambito dell’opera finale. Perciò, la mostra internazionale di Illegio 2017 si propone di indagare l’amore in tutte le sue forme, un percorso che si sviluppa in cinque sezioni finalizzate ad un’adeguata analisi dei principali nuclei iconografici affrontati nell’ambito della mostra, elencati con precisione nel piano scientifico: 1. L’amore e le sue figure classiche: il simbolismo dei sentimenti 2. La dolcezza della passione: il nascere dell’amore e i linguaggi della tenerezza 3. La verità dell’amore: il groviglio dei sensi e il senso dell’autentico 4. Le lacrime degli amanti: amori feriti e struggenti dolori 5. Per sempre: l’amore redento e l’amante divino. Tra le storie passionali e tragiche illustrate nel percorso espositivo, fa scendere una lacrima l’affascinante dipinto opera di Ernst Klimt, fratello del più noto Gustav: il titolo dell’opera è Prima del matrimonio: giovani innamorati nel giardino (1890 circa, proveniente dalla Galleria del Belvedere di Vienna), un capolavoro pittorico caratterizzato da un’atmosfera idilliaca, dove però è celato il segnale di un tragico presagio per il futuro. I due giovani ritratti sono il pittore stesso e la sua fidanzata, ma sullo sfondo sono raffigurati anche due cipressi, presagio di morte: Ernst Klimit muore giovanissimo due anni dopo, nel 1892, privato troppo presto delle gioie tipiche dell’amore corrisposto. Ernst con la sua Helene, così come Romeo con la sua Giulietta: l’amore non ha sempre un lieto fine così come la fiaba difficilmente viene rispecchiata dalla realtà.