René Burri

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La bella vita del critico d’arte / 19

di Giancarlo Pauletto

 

 

«Straordinariamente ricca di suggestioni, la mostra di René Burri (1933 – 2014) che accompagna Dedica 2010.

Il clima del tempo – gli anni a cavallo tra i cinquanta e i sessanta – si impone con immediatezza, almeno agli occhi di chi sia nato tra gli anni quaranta e cinquanta del secolo passato, e non importa quale sia la nazionalità, purché sia una nazionalità europea: qualche anno prima o dopo, dappertutto i grattacieli, dappertutto i jeans, dappertutto anche i primi, se non i primissimi, segni di una opulenza ritrovata, che ancora, tuttavia, non nasconde completamente le tracce del disastro recente, la seconda guerra mondiale.

E poi quel vestire popolare ancora un po’ goffo, quelle modelle alla Brigitte Bardot e qua e là qualche automobile ancora anteguerra. Questo è un clima europeo, come dicevamo, ma nella mostra, poi, c’è lo specifico tedesco, ovvio e palmare.

La divisione, anzitutto, lo scontro politico raccontato senza parere, attraverso segnali che Burri coglie dalla vita di tutti i giorni […]. Il costruire di Burri, anche quando si evidenzia con tutta forza, non è mai una finalità, si invece uno strumento dello sguardo e dell’intelligenza, il modo con cui l’artista fa diventare emblematici, “storici” insomma, i suoi scatti, sempre in ammirevole equilibrio tra istante ed essenza.

Tra tutte splendida appare [la fotografia] intitolata Rheinpfalz (1959).

Certo, il tema stesso – quest’uomo in giacca sciarpa e cappello che avanza sul marciapiede tenendo avanti sulle braccia, come in ostensione, un bambinetto il quale, come il suo portatore, guarda con curiosità e un minimo di perplessità il fotografo che lo sta inquadrando – è per se stesso coinvolgente, chiama un’attenzione non generica o semplicemente estetica, ma prima di tutto umana, inverata nella spontanea corrente di simpatia che si stabilisce tra osservatore e personaggi.

Ma perché questo avviene?

Non sarà perché Burri, appunto, centra magistralmente l’immagine, con quello sfondo di nebbiolina bianca che staglia nitidamente le figure, il sostanziale silenzio della strada neppure incrinato dal passaggio della wolkswagen sulla destra – che anzi, è proprio questa wolkswagen ad equilibrare la scena, mentre ne sottolinea la fragrante temporalità –, la verità sensibile di ogni particolare, dai fermi delle imposte alla penna che spunta dal taschino del protagonista, al berrettino bianco che incornicia come un’aureola il volto del bambino?

Domanda retorica, naturalmente, è solo la sensibilità penetrante dello sguardo che può produrre un risultato di simile altezza. Che è insieme narrativa e lirica, volta cioè non solo a raccontare un fatto, ma anche a rilevarne l’implicita densità sentimentale, emotiva».

In questi termini all’incirca tentavo di centrare la sostanza della fotografia di René Burri, grande fotografo svizzero della Magnum Photos che nella primavera del 2010 fu presente a Pordenone con la sua mostra I Tedeschi, mentre lo scrittore invitato era appunto il tedesco Hans Magnus Enzensberger, che aveva scritto di lui nel catalogo – e mi dedicò poi un sottile, elegante “libretto d’artista” del mio amico Gianni Pignat, centrato sul celebre Blues della classe media.

Burri, allora non lontano dagli ottant’anni, un uomo sottile, elegante nel soprabito blu scuro, nel cappello di feltro in tinta, con la gran sciarpa bianca attorno al collo.

Gentile, sorridente, apparve contento della mostra, fotografò tutto il gruppo di coloro che, presso la Sagittaria, avevano partecipato in vario modo alla sua realizzazione, firmando le fotografie che poi distribuì.

Anch’io le possiedo, e in più mi donò un autoscatto in cui appaiono solo i nostri due volti, fianco a fianco, lui sorridente e un po’ sornione, con gli occhialini chiari, io che mi sforzo di apparire disinvolto, ma senza gran risultato.

In alto la dedica, che ho molto cara: per Giancarlo, René.

Sono cose che fanno piacere.

 

 

1.

René Burri

Stato della Renania-Palatinato.

Comune di Rheinpfalz

1959.

© René Burri | Foto Magnum