Residenze estive 2016. Un resoconto e qualche osservazione

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Incontri residenziali di poesia e letteratura a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia

di Gabriella Musetti

 

Con il tema dei “Confini, vecchi e nuovi” si è tenuta dal 22 al 27 giugno la manifestazione “Residenze Estive 2016. Incontri residenziali di poesia e letteratura a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia”, che da oltre quindici anni porta a Trieste e in regione poeti, artisti e scrittori da diverse parti d’Italia e dall’estero. La formula è sempre la stessa: gli autori e le autrici risiedono per cinque giorni al Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico di Duino, dove al mattino si tengono i seminari, in collaborazione con la Società Italiana delle Letterate e lo stesso Collegio. Importante è ricordare da subito che tutte le letture poetiche, gli incontri letterari, i seminari sono liberi e gratuiti, e un numeroso pubblico li segue, intervenendo nei dibattiti e condividendo momenti di quotidianità con gli autori e le autrici invitati.

Nel pomeriggio si sono proposti i libri appena usciti, i progetti che gli autori stavano seguendo al momento, insomma l’attività in fieri, il laboratorio di scrittura e di pensiero degli stessi autori. Si discute, ci si confronta, si scambiano idee mettendo in relazione i progetti, si aprono nuove strade di collaborazione, quando capita. La sera ci sono le letture poetiche in diversi luoghi del territorio: quest’anno due a Trieste: al Museo Ferroviario di Campo Marzio e alla Libreria Mondadori di Piazza Cavana in collaborazione con “Una scontrosa grazia” di Samuele editore, una a Tomaj (Slovenia) alla Casa Museo di Srečko Kosovel e nel giardino del grande poeta bosniaco Josip Osti che ha magnificamente ospitato la carovana degli autori, una a San Martino del Carso alla Trattoria Al Poeta, per non tacere della prima lettura, la sera del 22, nel luogo magico e sacro del sito archeologico di San Giovanni in Tuba (Duino), come apertura della manifestazione.

Il tema di quest’anno è stato molto impegnativo, bene argomentato dagli interventi di numerose docenti universitarie, da Sanja Roic a Sergia Adamo, a Rita Calabrese dell’Università di Palermo, e poi di Melita Richter, di giornaliste come Marina Silvestri e Adriana Janežič, di psicoanaliste come Gianna Candolo di Bologna, e naturalmente poete e poeti come Laura Accerboni, Gabriella Sica, Ottavio Rossani. La cura del seminario è stata della SIL (Società Italiana delle Letterate). In effetti sono alcuni anni che questa associazione si interroga sui cambiamenti radicali che stiamo vivendo. Già nel 2005 si tenne a Trieste un importante Convegno nazionale dal titolo: “Sconfinamenti, soglie, passaggi nella scrittura delle donne”, promosso dalla SIL. Che cosa è cambiato da allora? È un tema che tocca la drammaticità del presente, le mutazioni (spesso in senso d’orrore) della realtà che tutti viviamo, la rapidità con cui si muovono e cambiano le situazioni, per cui sembra di vivere in un vortice di violenza sempre più efferata. I confini sono barriere, ostacoli insormontabili, ma anche luoghi di passaggio, di transito; sono fuori e sono dentro le persone, ma nel presente con le ondate migratorie verso l’Europa e lo scetticismo dilagante da parte di molti Paesi europei sul futuro di questa istituzione, con gli episodi di distruzione e morte così imprevedibili e tuttavia continui in molte parti del mondo, sembrano franare anche i punti di raccordo della vita di relazione. È un tema che riguarda i riflessi, le incidenze, gli scambi, le correlazioni con le scritture. Già Adorno nel 1949 si chiedeva se fosse possibile scrivere poesia dopo Auschwitz. E Celàn si chiese quale concezione della poesia mette sotto accusa la stessa poesia. Adriana Cavarero nel 2007 in Orrorismo ovvero della violenza sull’inerme, s’interrogava sulla capacità della lingua di nominare ancora efficacemente la violenza. Proprio a partire dall’inadeguatezza della parola, oggi, a raccontare il presente sembrano aprirsi ulteriori interrogazioni e pensieri. E l’intreccio tra poesia e riflessione, quest’anno, ha dato contributi interessanti che si raccoglieranno in un libro per la casa editrice Vita Activa, della Casa Internazionale delle Donne di Trieste, che ha collaborato alla manifestazione.

Le letture poetiche serali dei diversi autori e autrici sono stati momenti di grande impatto, tutte: si crea una tensione non solo emotiva che interroga la persona dal profondo. Nonostante le continue estive affermazioni mediatiche di morte della poesia e della letteratura, c’è ancora un desiderio forte di ascolto, di rapporto. Ma voglio ricordare qui, tra le altre, quella del 24 giugno al Museo Ferroviario, in collaborazione con Cristina Fedrigo e due cori vocali: Corale Zacchino di Trieste e Insieme H2Vox di Fontanafredda, Pordenone, su progetto e direzione della stessa Fedrigo, musiche di Cristina Fedrigo e Virginio Zoccatelli. Nella sala strapiena del Museo, nonostante il caldo (si cantava a porte chiuse per non disperdere i suoni), i poeti e le poete hanno intrecciato la loro voce a quella dei cantori in un insieme ardito, sperimentale (è stata una vera prova artistica di commistione sonora mantenendo la differenza dei percorsi e dei dettati, la specificità dei linguaggi). Una operazione di grande tensione e rigore che ha dato, all’ascolto, emozioni e percezioni di una inedita bellezza con cui il confronto è possibile.

Non posso ricordare qui tutti gli autori e le autrici che hanno partecipato alla manifestazione, sono troppi, molti continuano a venire spesso, ritornano, e questo è un dato che fa comprendere come il progetto sia colto nella sua essenza: non luogo di esibizioni narcisistiche e poi fuga, ma vera messa in gioco personale di ognuno in rapporto alla propria scrittura, al proprio percorso, e soprattutto ascolto dell’altro, dell’altra. Non a caso si chiama “Residenze”, gli autori risiedono insieme per alcuni giorni, c’è spazio per rapporti informali, fuori dalle esibizioni pubbliche. Si può dire che la vera forza della manifestazione sia proprio in questi rapporti nella quotidianità, nello spazio che ci si prende per la conoscenza, la relazione e l’ascolto, il “tempo rallentato”, come lo si chiama. Qui voglio almeno ricordare alcune nuove vivaci presenze come Rossella Tempesta e Donatella Bisutti, e naturalmente i non pochi poeti del territorio che da sempre seguono con affetto la manifestazione, tra cui: Claudio Grisancich, Mary B. Tolusso, Marina Moretti, Luisa Gastaldo, Fulvio Segato, Sandro Pecchiari, Ivan Crico.

Per le immagini e il programma completo con tutti gli autori e le autrici che hanno partecipato quest’anno invito a vedere il gruppo pubblico FB di Residenze Estive. Le immagini sono tante, rendono l’atmosfera.