Reti calate sul fondo del mondo

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Seràie: un nuovo libro di Ivan Crico

di Pericle Camuffo

 

Parlando con gli amici poeti, spesso mi sono lamentato del loro disertare un coinvolgimento più profondo e critico con ciò che accade nel mondo, una netta presa di posizione in senso sociale, civile se non proprio politico, che si confronti senza sconti e senza proporre intimistiche vie di fuga, con la realtà nella quale vivono, nella quale viviamo.

Il nuovo libro di Ivan Crico, Seràie, al quale è stato assegnato il Premio nazionale di poesia in dialetto “Città di Ischitella – Pietro Giannone” nel 2018, è, in questo senso, una bella sorpresa. E lo è, a maggior ragione, perché scritto da un poeta, uno dei maggiori in dialetto in Italia, che usa un idioma, l’antico “bisiàc” del monfalconese, pressoché estinto. Seràie è, insomma, un azzardo, ma necessario, come mi ha recentemente scritto lo stesso Crico: “Il libro, come dicevo, è nato da un’urgenza interiore senza secondi fini, per me stesso soltanto. Poi ho accettato il rischio di farlo conoscere mettendo a repentaglio tutto quello che avevo costruito fin qui. Si differenzia molto da ciò che avevo scritto finora e che mi assicurava, rimanendo in quell’alveo, sempre una sicura benevola accoglienza. Ma non dobbiamo in arte cercare certezze, né una coerenza che pochissimo ha a che fare con la ricerca e moltissimo, invece, con le leggi del mercato che ci vogliono sempre riconoscibili ed inquadrabili. In più il nostro tempo oggi ci chiama ad opporci a questa barbarie imperante, in cui tanto si parla per non parlare in realtà, in modo profondo, di niente. Di fronte a tanta finzione però ci sono voci vere, disperatamente piene di vita, a cui almeno noi artisti dobbiamo cercare di dare risalto, illuminarle in qualche modo, sottrarle all’oblio che attanaglia tutto ciò che è scomodo, disturbante. Sperando di riuscire a far questo facendo poesia”.

La scelta, maturata fin dal 1989, di ridare voce e vita ad un dialetto morente si sovrappone perfettamente alle motivazioni intime di questo libro: “dare voce a chi non ne ha, non ne ha mai avuta o non ne ha più”. In questo senso, il libro diventa il luogo in cui si allestisce una cerimonia sacra, un canto corale in cui lingua e storia si amalgamo l’una nell’altra in un processo che ne riattiva la realtà, l’energia densa della loro vita.

Il risultato del percorso di Crico lungo questa particolare e personale linea di ricerca sono le diciannove storie che compongono il volume, “pescate” dall’autore nel “mar grando” della rete, come precisa nella breve nota che apre la raccolta: “Da anni, nel mare sconfinato del web, vado anch’io a mio modo a pescare, isolandole dal resto, tutte le notizie che riguardano storie di persone che in modi diametralmente diversi – con motivazioni dal punto di vista morale anche opposte – hanno scelto di sacrificare la propria vita per amore dei figli, dei propri concittadini, di chi con esse divide la pena dei diritti negati o un credo, per salvare una specie animale o una foresta. Questo anche per cercare di sottrarle ad una rapida sparizione sotto stratificazioni di materiali di ogni genere, complice un linguaggio, quasi sempre, non memorabile”.

E sono, le storie che Crico ci sbatte in faccia, vite vere di persone vere con nome e cognome, un campionario di quanto sia diversificata, pervasiva, specializzata ed efficace la violenza che la nostra specie sta gettando su se stessa e sul mondo. Ma perderemmo molto del senso del libro se ci limitassimo a questa constatazione. Perché, al di là degli stupri, dello sfruttamento anche sessuale degli immigrati, della guerra, della ferocia di bracconieri e terroristi, dell’omofobia becera e fascista, la cifra del libro non è la violenza bensì l’amore: per gli altri (Orio e Ronald, vigili del fuoco tra il rogo delle torre gemelle; Mohammed Wasim Moaz, ultimo pediatra dell’ospedale di Aleppo; Jean – Kévin Augustin, calciatore francese originario della Costa d’Avorio; Liviu Librescu, docente all’Università della Virgina), per i propri figli (Erabor, prostituta nigeriana, o Elena, prostituta italiana; la ragazza romena che lavora “Nell’inferno / opaco delle serre” siciliane), per l’arte (Khaled Al Assad, direttore del sito archeologico di Palmira decapitato e appeso ad un palo dai carnefici dell’Isis), per le altre specie viventi (Jairo, difensore delle tartarughe), per la natura (José Claudio e Maria do Espirito Santo, protettori della foresta pluviale). E tutte queste persone declinano l’amore attraverso il sacrificio di se stesse, che non è eroismo da propaganda ma atto controculturale, di ribellione contro quella cultura dell’odio e dell’io imperante e fagocitante che da anni ci viene imposta come unico filtro attraverso il quale leggere, giudicare e praticare la realtà.

è questa la potenza umana e sociale, addirittura politica, che fa di Seràie un libro necessario. Ora più che mai. Ed è un libro di speranza, di religiosa speranza perché, come confessa la giovane ragazza nella splendida A Orlando, “per ogni male esisterà un cura”, che è cura di sé e per sé, del proprio spazio d’esistenza, ma specialmente cura per quest’umanità sempre più malata che sta inesorabilmente correndo, se ciò che affermano movimenti come Extinction Rebellion è vero, verso la proprio estinzione.

 

Ivan Crico

Seràie

Edizioni Cofine, Roma 2018

  1. 46, Euro 12,00

 

Riquadro:

Ivan Crico è nato a Gorizia nel 1968.

Ha vissuto a Pieris fin dalla nascita. Attualmente risiede a Tapogliano, in provincia di Udine. Ha compiuto studi artistici, diplomandosi in pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 1983 espone in numerose collettive in Italia e all’estero. Dal 1995 ha iniziato ad interessarsi anche alla decorazione antica e al restauro, lavorando in seguito a grandi lavori di ricostruzione di affreschi in prestigiose ville e palazzi storici. Dal 2002 è stato invitato a tenere dei corsi d’alta decorazione all’Istituto Statale d’Arte di Gorizia. Dopo essersi inizialmente segnalato come poeta in lingua, nel 1989 ha cominciato ad impiegare anche il nativo idioma veneto “bisiàc”. Suoi testi poetici e saggi critici sono apparsi, a partire dal 1992, sulle riviste Poesia, Lengua, Diverse Lingue, Tratti, Frontiera. Studioso della storia e della lingua del Friuli-Venezia Giulia, dell’Istria e del Veneto, si è espressso nelle sue opere, oltre che in bisiacco, anche in tergestino (l’antico dialetto parlato a Trieste), con la raccolta De arzent zu, per merito della quale ha vinto il Premio Nazionale Biagio Marin, uno dei maggiori riconoscimenti dedicati in Italia ai dialetti e alle lingue minoritarie. Sue poesie sono apparse inoltre in diverse antologie, tra le quali I colors da lis vos, curata Pierluigi Cappello (Associazione Culturale Colonos, 2006) e in Cinquanta poesie per Biagio Marin, a cura di Anna De Simone (Fabrizio Serra Editore, Roma, 2009). Collabora inoltre alle pagine culturali del quotidiano Il Messaggero Veneto.

Volumi pubblicati:

Piture, a cura di Giovanni Tesio, Boetti, Mondovì (Cuneo) 1997; Maitàni (Segnali di mare), prefazione di Antonella Anedda, Circolo Culturale di Meduno, 2003; Ostane (Germogli di rovo), Edizioni del Consorzio Culturale del Monfalconese, Ronchi dei Legionari (Gorizia) 2006; Segni della Metamorfosi, Biblioteca di Pordenone, Pordenone 2007; De arzent zu, Istituto Giuliano di Storia e Documentazione, Trieste2008; Seràie, Cofine, Roma 2019.

Bibliografia:

Francesco Tomada (a cura di), Gorizia. Antologia dei grandi scrittori, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone, 2012; L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie Tra Novecento e Duemila, Gwynplaine Edizioni, Camerano (Ancona) 2014.

Sitografia:

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/10/17/ivan-crico/

http://it.wikipedia.org/wiki/Ivan_Crico

https://poesiadelnostrotempo.it/al-xe-drio-rivar-mi-drio-par-murir-seraie-di-ivan-crico/

https://poetidelparco.it/seraie/

https://poetarumsilva.com/2018/09/13/ivan-crico-seraie/