Riflettendo su Cèline

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Il libro di Luisa Crismani non vuole essere un saggio: «diciamo che è un racconto. Il racconto dei suoi romanzi, percorsi attraverso un’ottica particolare, che insegue, trattiene e descrive il suo sguardo sull’infanzia»

di Roberto Dedenaro

 

Voglio parlare di questo libro, ultimo in ordine di tempo di Luisa Crismani, dedicato a Luis-Ferdinand Céline, dico voglio perché la materia non è facile da maneggiare, e il libro, anche il libro è un po’particolare e spero perciò di esserne in grado. Non sono un gran esperto di Céline, ho letto come tanti il Viaggio al termine della notte, anni fa e non ne sono rimasto entusiasta. Conosco Luisa Crismani da tanti anni, per una ragione o l’altra siamo sempre stati poco d’accordo nelle nostre preferenze letterarie, ma ho sempre ammirato la dedizione con cui affronta gli autori che entrano nella sua orbita, che fanno, insieme agli animali, compagnia al suo romitaggio nelle terre bisiacche. Non bastasse tutto ciò, a dire una certa difficoltà, è noto come Céline faccia parte di un canone letterario che lo assegna alla destra politica, per le sue simpatie hitleriane e antisemite, che indubbiamente esistono, anche se, a differenza di altri, nelle rare interviste che Céline diede dopo il suo ritorno in Francia nel 1951, vi è una sorta di presa di distanza.

Questo solo per dire la complessità del personaggio, che nell’ambito di questa recensione è possibile solamente accennare; d’altra parte, per esempio, fu omaggiato in vita dagli autori di quella che fu chiamata poi la Beat Generation, l’ebreo Allen Ginsberg compreso e dunque per chi volesse approfondire la materia è tanta e non facile da rendere negli spazi ristretti di una recensione. Ma torniamo al libro della Crismani che s’intitola curiosamente, «Hardi petit!». Attraverso i bambini, Céline, e si presenta come una serie di lettere scritte all’autore, o forse un’unica lunga lettera scandita da alcune interruzioni e riprese, intervallata dunque da date e categorie. Non è dunque, ma questo ce lo dice l’autrice in prima persona, un libro di critica letteraria, non è un saggio, e che cos’è allora?

Secondo la Crismani, «diciamo che è un racconto. Il racconto dei suoi romanzi, percorsi attraverso un’ottica particolare, che insegue, trattiene e descrive il suo sguardo sull’infanzia». Questo è ciò che ci dice l’autrice che, per fare questo lavoro, circondata da vocabolari, ha letto Céline in lingua originale, operazione necessaria per chiunque voglia fare un discorso approfondito per un autore, che è un autore di style, uno scrittore che ha fatto un lavoro enorme sulla forma della sua scrittura dal romanzo d’esordio fino all’ultimo, uno che con disprezzo, e facendolo arrabbiare, veniva indicato come un James Joyce francese. D’altronde è questa rivoluzione dello stile che interessava i suoi ammiratori d’oltre oceano, che stavano tentando di fare qualcosa di simile nella tradizione letteraria americana. Ma, oserei aggiungere, questo volume, non solo ci racconta un Céline forse sconosciuto ai più, al pubblico italiano, ma soprattutto ci parla della lettura e del suo potere, dell’essere presi per incantamento, da dei personaggi o degli autori, un racconto dunque che, in qualche modo, risponde, almeno in parte, alla domanda perché leggiamo. Lo dicono le ultime righe scritte e firmate personalmente dall’autrice, Caro Luis, ho ancora questo lavoro con Voi, la mia ancora di salvezza. Mi rattristerà quando vedrò che è terminato, ma so che accadrà… Grazie per essermi stata accanto e avermi sopportato durante questi anni, soprattutto gli ultimi mesi! Dopo i bambini non lo so se vi scriverò ancora, però sarete sempre con me. Sembra la lettera di una persona innamorata, forse persino ingenua, di una ingenuità positiva che le permette di non porre schermi fra lei e l’oggetto del suo interesse. Dove sarebbe Don Quijote, o Sherlock Holmes o tanti altri, se i loro lettori non avessero chiesto a gran voce di farli vivere ancora e ancora, perché questa è anche la profezia che Céline sbagliò del tutto, i suoi libri e la sua opera non sono scomparsi, ma vivono ancora, e piuttosto bene, grazie a lettori appassionati.

Dobbiamo dire ancora qualcosa di questo libro singolare, innanzitutto la premessa che è diretta Al lettore, in cui Crismani sembra negare ogni validità di un’attività critica scientifica sull’opera d’arte e sul suo autore, dice letteralmente, Di fronte ad un’artista l’unica cosa sensata sarebbe rimanere in silenzio…ma, c’è un ma, dopo l’esser stati catturati la nostra mente comincia a farsi delle domande, dei perché dei cosa, e come e quindi inesorabilmente, questo sembra pensare la Crismani, vi si allontana.

Cara Luisa lo sai che non siamo d’accordo, questa visione dell’arte e della poesia come frutto di persone illuminate e di momenti di illuminazione, non riesco a digerirla e d’altronde un po’ nega anche il lavoro, perché di un enorme faticoso lavoro si tratta, che l’amatissimo Céline ha fatto sulla sua scrittura per arrivare ad un certo risultato; degli autori bisogna parlare, in maniera informata, scientifica, vivono anche di questo. C’è anche dentro a questa premessa una grande domanda, che rapporto c’è fra arte e vita? Alcuni dei più grandi autori o artisti erano persone insopportabili, che hanno fatto delle cose spregevoli durante la loro vita, ma le loro opere quasi inspiegabilmente sono altro da loro, Crismani sembra dirci bisogna solo guardare l’opera anche se poi nel libro non mancano episodi e aneddoti che ci riconducono alla vita dello scrittore Céline, come in una sorta di contraddizione insanabile. Poi, invece, verrebbe da dire ci sono i bambini, tema che all’inizio mi sembrava fin troppo singolare è invece uno dei temi forti, presenti in tutta l’opera di Luis Ferdinand, qui ha ragione Crismani, protagonisti nei suoi romanzi e questo libro ha il sicuro merito di mettere a fuoco, mi pare molto efficacemente il suo sguardo sul mondo dell’infanzia. Come dice la nota di quarta copertina raccontare questi bambini e assieme a loro percorrere la narrativa di Céline offre anche un modo originale ma profondo di avvicinarsi a quest’autore, forse, come abbiamo detto, ancora poco conosciuto in Italia.

L’ annotazione finale di questa recensione è che, dopo aver letto Hardi Petit di Luisa Crismani, edito da Asterios, ho cercato di colmare le lacune céliniane della mia libreria acquistando, fra l’altro, anche la Trilogia del Nord, sono più di mille pagine: non sono diventato un fan di Luis Ferdinad Céline, ma credo che il Novecento letterario europeo sia anche lì dentro.

 

Luisa Crismani

«Hardi petit!»

Attraverso i bambini, Céline

Asterios, Trieste 2021

  1. 240, euro 29,00