Ritrarre la poesia

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A Gorizia una mostra di ritratti di Franco Dugo

 

Non avrebbe potuto esserci un luogo più idoneo dei locali di un punto d’esposizione ubicato nei sotterranei di una biblioteca per ospitare la mostra “Il volto, la poesia. Ventisei poeti ritratti a matita, china, pastello e acquarello”, dal momento che la personale di Franco Dugo alla Galleria “Mario Di Iorio” della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia allinea, in parallelo con i ritratti, volumi di poesia riferiti agli autori cui il pittore ha voluto tributare il suo omaggio. L’esposizione, curata da Marco Fazzini. è approdata in quel suggestivo spazio dopo essere stata presentata a Vicenza nella primavera del 2017.

Il progetto espositivo si articola in due sezioni, una dedicata a un’opera poetica celeberrima, l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, l’altra dedicata alla ritrattistica, avente per soggetto numerosi poeti, italiani e stranieri. Nell’insieme, un incontro tra segno e parola, che non manca di fornire un suppletivo elemento di fascinazione a fisionomie e posture dei soggetti fissati sulla carta dalle matite, dai pennarelli o dai pennelli intrisi di colore ad acquarello che Dugo fa danzare sulla superficie rendendola vivamente animata.

Tale interconnessione tra la parola poetica e il segno grafico si palesa fin dalle figure attinte dalla fantasia dell’artista tra le lapidi del cimitero sulla collina di Spoon River, realizzando una rappresentazione convincente di tre personaggi selezionati nella piccola moltitudine di personalità esemplari quali ButchWeldy, Jack il cieco e Minerva Jones, la poetessa sgraziata e disgraziata che, come acutamente annota Giancarlo Pauletto nel bel catalogo che accompagna l’esposizione, introduce in qualche modo alla seconda sezione, in quanto generatrice di versi, denegata voce lirica del villaggio cantato da Lee Masters.

Quanto segue, nel percorso espositivo, è una stupefacente serie di ritratti di poeti contemporanei eseguiti con varie tecniche su carta e collocati alle pareti sopra teche che custodiscono un piccolo tesoro di volumi di poesia, provenienti in parte dalle collezioni della Biblioteca Statale, in parte prestati dal curatore della mostra.

Sono una quarantina i disegni che ritraggono poeti italiani e internazionali del Novecento, presenze importanti nel panorama letterario regionale e nazionale, altri provenienti anche dall’estero: dalla Slovenia alla Scozia e Irlanda, dalla Francia agli Stati Uniti. Il visitatore si può imbattere così in personalità quali Pierluigi Cappello, recentemente scomparso, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Ungaretti, lo sloveno Ciril Zlobec, l’irlandese (che è stato un po’ anche triestino) James Joyce, il cileno Pablo Neruda, lo scozzese Norman MacCaig, e ancora Rilke, Lee Masters e numerosi altri, per un percorso di una quarantina di opere, ciascuna delle quali testimonia della padronanza nell’esecuzione di Franco Dugo, distillata da una ormai lunga esperienza creativa, che associa alla non comune abilità tecnica un palpitante interesse per le caratteristiche fisiognomiche, psicologiche ed esistenziali dei soggetti che, non a caso, rivelano nell’artista goriziano un ritrattista di indiscutibile valore.

Franco Dugo, classe 1941, è nato in un piccolo paese ora in territorio sloveno, ma da sempre vive appartato a Gorizia, cosa che gli ha consentito una particolare attenzione per quanto veniva producendosi in ambito artistico al di là di un confine oggi in pratica cancellato, ma che è stato per lunghi periodi la “cortina di ferro”. La sua forte vocazione ad occuparsi di arte lo ha accompagnato da sempre in un percorso di autodidatta che però gli ha consentito di occuparsi con continuità di tale suo ambito soltanto dopo essere transitato attraverso molteplici mestieri e attività di vario tipo. La prima mostra personale risale al 1972 e da allora ad oggi non si contano le occasioni di presentare al pubblico gli esiti di un lavoro creativo sempre più perfezionato, esercitato in ambito figurativo e sviluppato per cicli che gli hanno consentito di approfondire le tematiche con le quali, di volta in volta, ha inteso confrontarsi.

A partire dal 1975 è stato sempre più attirato dalle tecniche calcografiche e per molti anni la grafica sarà per lui attività prevalente, che lo vedrà impegnato in molteplici rassegna a livello nazionale e a tutte le più importanti occasioni espositive sul territorio europeo e anche fuori di esso. Un riconoscimento forte della sua abilità di destreggiarsi tra le tecniche calcografiche più complesse gli è venuto dall’insegnamento, tenuto dal 1989 al 1995 all’Accademia di Belle Arti di Venezia e, nel 1966, a quella di Firenze.

Dopo anni dedicati prevalentemente alla grafica, ai primi anni Novanta ha ripreso centralità nella sua attività la pittura. È attivo con una quantità di eventi espositivi riferiti sia alla grafica che alla pittura, sovente ospitati in importanti centri e istituzioni culturali, tra i quali è opportuno ricordare almeno Palazzo dei Diamanti (Ferrara, 1987), la Galleria Sagittaria (Pordenone, 1998), Casa dei Carraresi (Treviso, 1999) e Palazzo Attems Petzenstein (Gorizia, 2015).

La ritrattistica è sempre stata un tema ricorrente nella poetica di Franco Dugo – che anzi, in occasione dell’inaugurazione della mostra della quale parliamo ha ricordato che proprio su un ritratto si è impegnato nel suo primo incontro col colore a olio – e questa più recente occasione d’incontro con il suo pubblico ha confermato una volta di più l’eccezionale qualità del lavoro dell’artista in tale non facile genere.