Spari nel buio e Dirti densin

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di Liliana Bamboschek

 

Al teatro Silvio Pellico (28 ottobre-6 novembre) è andata in scena la commedia Spari nel buio di Giuliana Artico da un’idea di Woody Allen, per la regia di Roberto Eramo e Giuliano Zannier. La vicenda, ben congegnata, si svolge a Trieste nel settembre-ottobre del 1938. In quei giorni ebbe luogo una storica visita del Duce nella nostra città, proprio allora l’orizzonte in Italia cominciava a oscurarsi e si avvicinava l’incubo delle leggi razziali. A mezza strada fra commedia e tragedia si muovono anche i nostri personaggi, persone qualunque per lo più animate da buoni sentimenti e ancora ignare dei drammi che presto si abbatteranno sulla gente come loro. Ci troviamo in mezzo a una compagnia teatrale di periferia che cerca un finanziamento per allestire una nuova commedia di un autore ancora sconosciuto. L’aiuto insperato viene da un gerarca locale che si assumerà l’onere della messa in scena in cambio di una parte per una giovane attricetta, sua amante. Tutti sembrano contenti anche se la ragazza, in realtà, non dimostra nessun talento teatrale. Così fra una prova e l’altra veniamo a conoscere meglio il carattere dei nostri personaggi: c’è una grande attrice del passato che però sta ormai percorrendo il viale del tramonto, il regista, l’autore della commedia che vede a poco a poco trasformarsi sotto i suoi occhi il proprio lavoro. Ciascuno dà consigli e suggerimenti, propone cambiamenti, fa critiche finché l’attricetta, scaricata dal suo protettore, scompare all’improvviso dalla scena e viene sostituita da un’altra giovane. Il finale è a sorpresa e potrebbe quasi costituire lo spunto per creare una nuova commedia.

Insomma un bell’esempio di “teatro nel teatro” che ci mostra come, sulla scena, tutto diventa relativo. Un piacevole divertissement per i bravi attori della compagnia Amici di San Giovanni, esperti e scaltriti, che a un certo punto sembrano rappresentare se stessi. Giuliana Artico, a suo agio nella parte della grande attrice, Chino Turco l’autore con tutti i suoi dubbi, Roberto Eramo, il gerarca fascista non privo di contraddizioni, Anny Noventa, l’ambigua sorvegliante, la brava Sara Dolce impegnata in due parti diverse, quella della giovane attrice svampita e della seriosa sostituta, e infine tutti gli altri in gustose caricature di contorno.

La conclusione, un po’ pirandelliana, è questa: “La vita è tutta una commedia. Ciascuno è l’autore della propria. Il teatro è un plagio, un furto… L’unica vera artista, la vita.”

 

Al teatro dei Salesiani dal 15 ottobre al 13 novembre è tornato il musical alla triestina, una specialità ormai ben consolidata della compagnia P.A.T Teatro che di anno in anno diventa più spettacolare e ricca di sorprese. Questa volta anzi che ispirarsi a qualche modello classico come potevano essere Sette spose per sette fratelli o Peter Pan l’autore, Lorenzo Braida, ha creato anche la trama della commedia musicale dialettale Dirti Densin il cui pezzo forte sono, naturalmente, le canzoni, i più grandi successi degli anni ’60, ora in lingua originale, ora “tradotti” in triestino, suonati, cantati e danzati con grande coinvolgimento dalla nutrita schiera di giovani del Pat e della Barcaccia uniti da una stessa passione ed entusiasmo. Con loro anche la bravissima Sandra Loredan, professionalmente ineccepibile nelle sue interpretazioni di elevata qualità e stile. Le scenografie del Gruppo, come sempre ben curate, e l’ottima resa degli effetti luce e audio hanno dato particolare brillantezza all’insieme e un plauso a parte va alle coreografie di sicuro effetto. Si tratta, insomma, ancora una volta di uno spettacolo che ha saputo incontrare il favore del pubblico come dimostrano i suoi “tutto esaurito” e soprattutto è riuscito a calamitare l’interesse di molti giovani.

Se andiamo poi a esaminare un po’ per il sottile la trama è piuttosto esile e offre soltanto un pretesto per le canzoni come del resto avviene in molti altri musical. Giovani, anziani e famiglie trascorrono un periodo di ferie in un campeggio a Lignano dove possono disporre di ogni tipo di svaghi: lezioni di ballo e di nuoto, attività sportive, giochi di società. Di sera cene e balli all’aperto, con molti flirt sotto le stelle. I camerieri si danno da fare per corteggiare le ragazze, il maestro di ballo è il più ricercato dalle donne e ci sono perfino le cosiddette “vedove settimanali”, mogli che si divertono in assenza dei rispettivi mariti rimasti in città. Ma anche in questa atmosfera di rilassatezza a volte può sorgere un sentimento più profondo… Fra i numerosi interpreti, oltre una ventina, citerò solo i due protagonisti: Lorenzo Braida (autore, attore, cantante e ottimo ballerino) e Fabiana Pecchiari (fresca e spontanea tanto nella recitazione quanto nel ballo). Scatenate le lezioni di mambo che ci riportano nella favolosa atmosfera dei Sessanta…

Tutti gli altri, pur dimostrandosi impegnatissimi nei propri ruoli, hanno l’aria di divertirsi un mondo mentre cercano di far divertire il pubblico.