Storia e storie di donne a Gorizia

| | |

La XIX edizione di “èStoria” ha focalizzato l’attenzione sul ruolo della donna nella storia e nella società attuale

di Marina Silvestri

 

«La storia delle donne è stata parca di testimonianze primarie, è una storia lungamente silenziosa» ha affermato Adriano Ossola ideatore e curatore del festival èStoria, giunto alla sua XIX edizione. «Agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso Georges Duby non esitava a introdurre il senso dell’innovativa Storia delle donne uscita presso Laterza invocando la necessità “della loro assunzione di parola”. A cinquant’anni circa di distanza possiamo affermare senza dubbio che all’esiguità di parole ha fatto seguito un proliferare di studi, di opere biografiche e autobiografiche, di romanzi e racconti che disegnano un quadro della condizione femminile decisamente mutato. E migliorato» Di tutto ciò èStoria ha dato un’ampia panoramica, con profondità, apertura geografica e grande attenzione per l’attualità.

La settimana è iniziata con la terza edizione di èStoria Film Festival (realizzato in collaborazione con il Palazzo del Cinema di Gorizia – Hiša Filma, Cinema Zero e Trieste Film Festival) che ha proposto come pellicola di apertura il celebre Estasi (1933) di Gustav Machaty, film-scandalo che contiene la prima sequenza di nudo integrale, affidata all’attrice Hedy Lamarr, ex studentessa di ingegneria a Vienna, è oggi ricordata anche per avere inventato e brevettato un sistema per la codifica di frequenze radio usato nell’odierna  telefonia.

Da citare inoltre il film biografico sulla pittrice messicana Frida Kahlo, introdotto da Vittorio Sgarbi, e una riflessione sul divismo femminile a partire dalle figure di Marlene Dietrich, di Rita Hayworth, delle italiane Sophia Loren, Anna Magnani e Gina Lollobrigida. Il divismo come volano per raccontare donne che si battono e si sono battute nella politica, per una società migliore, per i diritti sociali e civili. Con questo obiettivo il  Premio èStoria Film Festival (il comitato scientifico era presieduto da Gian Pietro Brunetta) è andato alla produttrice cinematografica Marina Piperno che ha raccontato il rastrellamento del ghetto di Roma, l’emigrazione verso Israele di migliaia e migliaia di ebrei scampati allo sterminio nazista, ed ha lavorato su tematiche sociali e politiche.

Il Premio èStoria per la divulgazione storica (presieduto da Paolo Mieli) è stato conferito invece alla francesista e saggista Benedetta Craveri per avere saputo «intrecciare in maniera esemplare sapienza letteraria, stile brillante e una salda impostazione storica». Benedetta Craveri ha presentato a Gorizia la biografia di Virginia Verasis, contessa di Castiglione, di cui sono conosciuti gli intrecci diplomatici determinanti per il nostro Risorgimento. Una donna che ha vissuto liberamente sapendo giocare ante-litteram con la propria immagine, puntando a valorizzare il proprio fascino attraverso la nascente arte della fotografia, coniugando bellezza, intelligenza, cultura e spregiudicatezza.

La donna e l’immagine che la donna ha dato di sé sono stati i temi trasversali di molti incontri: èStoria ha voluto essere una vetrina di protagoniste di ieri e di oggi, di donne distintesi in tutti i campi. Quasi 200 eventi di carattere internazionale, più di 300 ospiti e oltre un centinaio di collaborazioni.

Melania Mazzucco nell’ultima opera  Self-portrait. Il Museo del Mondo delle Donne, Vita al femminile, autoritratto attraverso l’altra metà dell’arte, ha proposto una galleria di dipinti nei quali la donna è “soggetto due volte”: perché concepisce e realizza l’opera e perché ritrae se stessa o un’altra donna. Da Artemisia Gentileschi a Plautilla Briccia (“l’architettrice”), da Frida Kahlo a Georgia O’Keeffe. E due archetipi nell’inconscio collettivo e nell’arte: Maria e Medea, sono stati il soggetto della lectio di Dario Castellaneta.

Come in ogni edizione allo spettatore la scelta di seguire gli appuntamenti con i relatori più conosciuti, farsi un proprio itinerario di interessi, oppure optare per un mix che includa questo e quello. Seguitissimi, a anticipati da lunghe code per prendere posto, gli eventi tenutisi sotto la tenda Erodoto o al Teatro Verdi, dove si sono avvicendati gli ospiti di fama. Alessandro Barbero, docente di storia medioevale, ha ricostruito le vicende di Giovanna d’Arco, che a soli diciassette anni guidò l’esercito francese contro gli inglesi, catturata da questi e processata per eresia, divenuta santa e icona nazionale per la Francia; Barbero ha inaugurato inoltre  il primo di una serie di incontri didattici per gli studenti delle scuole secondarie superiori. Enzo Bianchi priore della comunità di Bose, insegnante di teologia biblica, conversando con Armando Torno ha messo a fuoco il controverso rapporto fra Gesù e le donne; il matematico e saggista Piegiorgio Odifreddi, assieme  a Maria Rosa Pantè ha conversato su donne e scienza. Affollati gli incontri con la campionessa olimpica Sara Simeoni e la virologa Antonella Viola; premiati dal pubblico anche gli incontri slegati al tema principale con autori cari a Gorizia e alla sua storia: Jean-Paul Bled professore emerito di storia contemporanea alla Sorbona che ha presentato l’utlimo libro intitolato Gli ultimi giorni dell’Impero Asburgico, incentrato sulla figura dell’imperatore Carlo I, e l’ambasciatore Sergio Romano con La democrazia militarizzata un saggio sugli anni che seguirono la fine del primo conflitto mondiale.

Ritornando al tema di quest’edizione, Eva Katarina Glazer dell’università di Zagabria ha fatto rivivere le donne del Neolitico; la transizione dalla vita nomade agli insediamenti stanziali e all’agricoltura e la pastorizia, in cui si definirono ruoli e gerarchie di genere nelle attività domestiche; mentre l’egittologo Mladen Tomorad ha parlato delle donne dei ceti medio alti in Egitto che erano scriba e musiche alle dipendenze dei faraoni. E poi donne nel mondo greco, nel mondo romano e medioevale. Le fonti antiche non sembrano presentare personalità autentiche, ma dei modelli positivi o negativi, costruiti degli uomini per educare e ammonire, hanno sottolineato Giuliana Cadelli studiosa dell’identità di genere nel mondo antico, e Eleonora Pischedda che si occupa di diritto, economia e antropologia, mentre un raffronto fra discipline, permette oggi una ricostruzione realistica dell’importante ruolo della donna come moglie e madre, il rapporto con il sesso, la religione, la cultura, il potere e la guerra. Su donne e dee nell’antico Mediterraneo si sono soffermate Paola Angeli Bernardini e Egidio Ivetic dell’università di Padova;  Franco Cardini  e i medievalisti Marina Montesano e Figliolo Bruno hanno messo a fuoco l’immagine della donna nel Medioevo, mentre Marina Benedetti e Adriana Valerio, hanno delineato le vicende delle donne eretiche. Sul potere femminile a Roma, Ravenna e Costantinopoli, nell’impero romano e nei popoli barbari sono intervenuti Marco Cappelli e Mariangela Galatea Vaglio. Fra tutte l’imperatrice Teodora, figlia del circo ed ex attrice che a fianco di Giustiniano che si batterà per la dignità delle donne, influenzando la stesura di alcune leggi del Corpus che cambieranno la condizione femminile rispetto all’antichità.

Esperte di fama internazionale come Élisabeth Crouzet-Pavan e Jean Claude Maire Vigueur hanno delineato il quadro sociale e il ruolo delle cortigiane nel Rinascimento; vittime e dominatrici in contesti familiari e di potere sulle quali ha parlato nella sua lectio Elisabetta Scarton dell’università di Udine, mentre la lezione di Kati Prajda dell’università di Vienna era dedicata alle donne dall’Est, a schiave e padroni a Venezia e Genova. Un ritratto di Ildegarda di Bingen, monaca e mistica, che scoprì le virtù terapeutiche delle piante e la medicina naturale è stato delineato dall’autrice danese Anne Lise Marstrand-Jørgensen; ed ancora la figura problematica di Beatrice nella Commedia di Dante si sono soffermati Francesco Carbone autore di un libro miniato per le edizioni La Libreria del Ponte Rosso, con Francesca Schillaci.

Barbara Biscotti e Federica Capaccioni hanno raccontato di piratesse e corsare, donne che scegliendo il mare, si opposero ai limiti posti dalla società e portarono a bordo delle navi una forma di personale ribellione imponendosi con forza e audacia.

E poi le regine. La regina di Polonia Bona Sforza di Ungheria, Isabella Jagellone, presentate da Gizella Nemeth e Adriano Papo, Isabella di Castiglia Isabella Tudor, mentre Alessandra Necci esperta di storia francese ha presentato il suo ultimo libro su Maria Teresa e Maria Antonietta, svelando il carattere forte ma malinconico della donna che riformò l’impero asburgico, l’istruzione, la sanità, e l’organizzazione dello stato istituendo il catasto, e il rapporto complesso con  figlia andata in sposa a Luigi XVI, che con tanta dignità seppe lasciarsi alle spalle la frivolezza e salire sul patibolo dopo avere subito la ferocia delle accuse e la brutalità di libelli osceni.

Ed ancora la svolta impressa dai salotti letterari dell’Età dei Lumi e dell’Ottocento dove iniziò un percorso di emancipazione delle donne dell’alta borghesia e dell’aristocrazia che si ritagliarono un ruolo nella vita politica e civile uscendo dalla condizione di passività in cui venivano a trovarsi per matrimoni di convenienza o all’ombra del marito. Di conseguenza sarà lo stesso Risorgimento a concorre al mutamento di paradigma a cui si assisterà a fine Ottocento con il primo femminismo. Gorizia, ha ospitato sul tema la storica britannica Diane Atkinson riconosciuta a livello internazionale per i suoi studi, autrice di Rise Up, Women! The Remarkable Lives of the Suffragettes, ritenuto uno dei volumi più completi sull’argomento; ne ha discusso con Elisabetta Vezzosi dell’università di Trieste che ha puntualizzato come il Settecento sia stato il secolo dei diritti civili, l’Ottocento dei diritti politici, il Novecento dei diritti sociali. In un incontro parallelo, Lucetta Scaraffia, editorialista dell’ Osservatore romano, ha delineato la storia del femminismo in Italia e le grandi tappe del movimento a livello globale.

Numerosi gli approfondimenti su periodi, fenomeni e protanoniste: donne nella Grande Guerra con Bruna Bertolo, Marta Boneschi e Marco Cimmino, donne nella Resistenza con Silvia Ballestra e Mimmo Franzinelli, donne e confini, con Marta Verginella dell’università di Lubiana e Laura Lee Downs, donne dell’esodo istriano Erminia Dionis, Egea Haffner, Barbara Sturmar, donne nei sistemi totalitari del Novecento con Marcello Flores e Antonella Salomoni, donne nella Shoah con Michele Sarfatti e Anna Foa, da sempre impegnati sul fronte della memoria, della didattica della storia e della sensibilizzazione delle giovani generazioni alla conoscenza dei fatti riguardanti la deportazione nei campi di concentramento e di sterminio. Un panel dedicato al lascito di Hannah Arendt, uno a Joyce Lussu curato da Eliana di Caro giornalista del Sole 24 Ore, uno su Norma Cossetto, nonché la vita inquieta e irriverente dell’ebrea olandese Etty Hillesum  ricostruita dalla scrittrice Elisabetta Rasy. Le donne del litorale asburgico di Marina Rossi. Il ruolo delle donne nelle comunità ebraiche di Trieste, del Friuli, di Treviso e di Padova, mentre la bibliotecaria Antonella Gallarotti ha messo a fuoco la figura di Carolina Luzzatto Coen, nata a Trieste e vissuta a Gorizia, irredenta, prima donna a dirigere un giornale. E poi le donne che hanno fatto l’Europa, gli Stati Uniti, le donne leader.

Di rilievo l’attenzione riservata a donne e confini e ai movimenti di popolazione dopo il 1918, il 1945 e il 1991 letti in una prospettiva di genere da un team di ricercatori italiani, sloveni, austriaci e croati, altrettanta ai temi dell’istruzione e del lavoro femminile attraverso dati statistici recenti e a confronto.

Alcuni spazi sono stati dedicati all’attualità politica e sociale: la condizione femminile nell’Iran contemporaneo nell’incontro con Farian Sabahi, e i diritti violati in Afganistan dal regime talebano. E non poteva mancare un incontro sull’evoluzione della lingua fra sostantivi femminili e schwa.

Si è parlato di transgender con Susan Stryker, dell’Università dell’Arizona, caporedattrice fondatrice della rivista accademica TSQ: Transgender Studies Quarterly, consulente e autrice di film e documentari, che ne ha discusso con Valeria Palumbo caporedattrice dell’Europeo; insieme a Elena Favilli, l’autrice del fortunato Storie della buonanotte per bambine ribelli.

Sul tema del patriarcato si sono misurate la filosofa Maura Gancitano e Diego Fusaro. Di inverno demografico ha trattato Simonetta Sciandivasci che lavora alla redazione cultura de La Stampa, di  omosessualità al femminile Maya De Leo, autrice di Queer. Storia culturale della comunità LGBT+ nel colloquio con  Irene Villa autrice che ha studiato la politicizzazione del lesbismo, e i legami tra identità lesbica butch, teorie queer e trans*.

Sull’archetipo femminile della madre sono intervenuti Umberto Galimberti e Valentina Furlaneto giornalista di Radio24, autrice del libro Si fa presto a dire madre, che si occupa di sociale e flussi migratori e ha denunciato la mancanza di strutture a supporto della famiglia che non consentono di avere figli, in un quadro più ampio di crisi dell’Occidente. Umberto Galimberti ha posto al centro della sua riflessione il mito dell’amore materno e come oggi sia cambiato perché le madri amano i figli ma per certi versi li odiano, perché si trovano a dover affrontare una nuova soggettività che comporta una perdita di socialità e spesso del lavoro.

Temi scottanti e attualissimi come quello della maternità surrogata, che è stato piegato nei suoi risvolti psicologici, ovvero il bambino vuole sapere chi sono i genitori biologici, dalla saggista Lucia Bellaspiga, inviata di Avvenire che segue per il quotidiano i temi  della sanità, della bioetica, del sociale e da Marina Terragni. giornalista del Corriere della Sera e blogger che ha affermato non doversi mai dimenticare il peso del mercato e dei giganteschi giri di denaro nei Paesi dove l’utero in affitto è legale in forma retribuita. Costi che variano a seconda dell’offerta e dell’indigenza delle donne chiamate a sostenere la maternità per altri. Inoltre di come la problematica vada inquadrata nella più generale visione del transumanesimo a cui si va incontro.

L’esperienza della maternità e lo stesso rapporto uomo/donna rispetto a quello che rappresentava fino a pochi decenni fa, e nei secoli passati si stanno trasformando. Ne ha discusso la storica Nadia Filippini autrice di Generare, partorire, nascere. Dall’antichità alla provetta. Le trasformazioni investono la sfera dei rapporti interpersonali e sociali, della salute, dell’etica, del diritto.

La trasformazione era iniziata nel Settecento con il processo di medicalizzazione della maternità e del parto che ha messo la donna in secondo piano; inoltre, dall’appartenere solo alla famiglia il bambino è divenuto figlio della società, cittadino per lo Stato, e con il battesimo membro della comunità ecclesiale. Di qui la priorità della vita del bambino rispetto a quella della madre e la battaglia contro gli aborti e gli infanticidi. La richiesta di tutele da parte della donna per il suo ruolo di madre è stata poi una delle rivendicazioni dell’emancipazionismo fra Ottocento e Novecento, mentre negli anni Settanta dello scorso secolo con l’esplosione del femminismo, la maternità è stata rifiutata come vincolo di ruolo, ma desiderata come scelta consapevole. Le nuove tecniche di fecondazione che avevano portato alla separazione fra sessualità e procreazione, oggi con l’accesso alla procreazione medicalmente assistita per le coppie gay, hanno scisso anche il legame fra filiazione e genitorialità. E c’è chi parla di eclissi della madre.