Storie di un prete di strada

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Don Gallo raccontato per immagini in un libro di Claudio Calia a dieci anni dalla scomparsa

di Anna Calonico

 

Claudio Calia, autore di graphic novels come Leggere i fumetti, Dossier TAV e Porto Marghera, lavora come docente in numerosi workshop di fumetto, di storia del fumetto e di giornalismo a fumetti, e recentemente è tornato in libreria con quella che definirei una “intervista a fumetti”: Apro le braccia e i muri cadono.

L’argomento è don Andrea Gallo che, per citare wikipedia, possiamo definire un «presbitero, partigiano, educatore, attivista e saggista italiano, di fede cattolica e ideali comunisti, prete di strada fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al porto di Genova».

Non che don Gallo abbia bisogno di una presentazione, ma mi piaceva la definizione dell’enciclopedia perché, per quanto scarna, porta subito in primo piano numerose caratteristiche del personaggio. La sua dipartita risale esattamente a dieci anni fa e, ancora di più, quindi, questo libro gli rende onore.

L’ho acquistato per stima verso l’autore e perché mi interessa l’argomento, e devo dire che non mi ha affatto delusa.

L’inizio, per esempio, è affidato alla signora Haidi Gaggio Giuliani, madre di Carlo Giuliani: «Senza di lui questa città è solo un brusio, un cicaleccio, qualche grido… Non c’è più una voce che parli alla gente che la abita, che la vive ogni giorno, lontano dai bei palazzi. Non c’è più». Si parte subito, quindi, da un punto fondamentale: di don Gallo ce n’era uno solo, e adesso se ne sente la mancanza.

Questa opera parla di nostalgia, come è normale nel parlare di persone che ci hanno lasciato, ma la forza sta nel fatto che la si ritrova nelle parole di davvero tante persone; personaggi famosi come ad esempio Vasco Rossi e Dori Ghezzi, e persone comuni che hanno avuto la fortuna di incrociarlo nelle loro vite o, addirittura, di viverci e lavorarci assieme, in uno di quei tanti progetti cari a questo parroco anomalo e straordinario.

Tornando ai personaggi che ho già citato, mi sembra giusto riportare il loro pensiero: il Blasco ha ricordato di come don Gallo non solo fosse il benvenuto, ma addirittura salisse sul palco dei concerti come una star, applaudito dai fans del cantante. E Dori Ghezzi, invece, ricorda come sapesse infondere in ognuno tanta autostima da “non farsi del male”: considerando che aveva a che fare con persone deboli, mi sembra una cosa grandiosa, tanto più che viene confermata molte pagine dopo, con le parole di Rossella Bianchi dell’Associazione Princesa di Genova: «Gli ultimi non esistono, a meno che voi non accettiate di esserlo».

A dire la verità, è un concetto che, con altre parole è espresso da altre persone, si trova anche in altre parti del libro: a quanto pare, per don Gallo il rapporto con gli altri, intesi per come erano davvero, era indispensabile perché amava “guardare davvero” chi aveva davanti e accettava ognuno come si presentava, anche carico di errori. Sembra che amasse ripetere “decidete voi”, perché, in caso di sbaglio, si poteva tentare di rimediare ma, soprattutto, a forza di provare si imparava a decidere. Come diceva Dori Ghezzi, dev’essere stato un grande insegnamento di autostima.

I momenti più interessanti vengono proprio da chi “il Gallo” lo ha frequentato costantemente sul lavoro e nella vita di tutti i giorni perché don Gallo predicava “un Vangelo che si rivolge anche ai non credenti”, e che in queste pagine lo riportano, quindi, a modo loro.

Alcune testimonianze sono quasi commoventi perché mettono pienamente in luce la grandezza del nostro prete di strada e degli insegnamenti che ha lasciato; mi ha colpito in modo particolare il discorso di una signora, Lilli.

Forse, come me, anche i lettori non sanno chi è, ma che importanza ha? Calia non ci presenta i suoi personaggi se non con pochissimi particolari, ma ognuno di loro presenta la relazione che ha avuto con il protagonista, e questo basta, dato che lui per primo non faceva distinzioni,

Quindi, dicevo, mi ha colpito Lilli, anche se non ha detto cose del tutto nuove: il fatto che il parroco accettava tutti come sono, che non gli interessavano gli errori del passato ma la voglia di andare avanti insieme, la sua “preferenza” per i più deboli («Secondo te, chi dei due è il più fragile?» «Il ragazzo», gli ho risposto: «è lui che non riesce a stare con la gente» «Allora mi dispiace se tu non ce la fai, ma qui rimane il più fragile»).

Sono cose che non si capiscono solo perché le si legge, ma anche si vedono sulle espressioni dei personaggi. Subito dopo Lilli ricorda come una volta il don si fosse arrabbiato per una messa annullata perché lui sembrava non stare bene: «Impariamo ad ascoltare l’altro per quello che lui desidera, non per quello che sono le nostre idee» Secondo la signora Lilli, «questo è Vangelo», e non saprei proprio cosa controbattere per smentirla.

In poche parole, Lilli ha ribadito i concetti fondamentali della vita del “prete degli ultimi”, riassunti anche da un altro prete dei vinti, don Ciotti: l’amore, la passione e la fede. Nel retro di copertina, invece, sono riportate parole simili, a nome del nostro protagonista: «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo… e dell’antifascismo».

Per gente come me, che non ha avuto la fortuna di incontrarlo di persona, questo lavoro è davvero importante perché leggere qui le testimonianze di chi lo ha conosciuto è decisamente meglio, anche dal punto di vista emotivo, che leggerle su un qualsiasi altro testo perché qui è come sentirle di persona dato che l’autore racconta la storia attraverso i volti di amici e collaboratori: ci sono pagine di vignette con lo stesso volto che “parla”, e ovviamente non sono statiche. Sembra veramente di ascoltare i personaggi rappresentati perché li si vede muoversi, portarsi la sigaretta alle labbra, o scostarsi i capelli, qualcuno si arrotola le maniche, qualcun altro si gira a parlare con un’altra persona nella stanza. In queste pagine è tutto molto veritiero, e il lettore si sente parte della storia, è coinvolto in pieno come nei migliori romanzi o film: è un fumetto che racconta una storia vera e importante e la racconta bene. Non ci sono molti colori: il bianco e nero è sfumato in tutte le sue gradazioni di grigio, e spesso gli sfondi sono azzurri come le scene si svolgessero nel sogno, ma, a parte questo, il colore è stato riservato a pochi particolari: la sciarpa rossa al collo di don Gallo, e la bandiera della pace con il suo arcobaleno. Come se l’autore volesse intendere che la perdita di quest’uomo ha lasciato tutto e tutti in un’ombra monotona dove brilla soltanto il ricordo della sua persona.

Quindi, giunti alla fine di questa breve presentazione, non mi resta che riportare una sua massima che ancora si sente: «Restiamo umani».

 

Claudio Calia

Allargo le braccia e i muri cadono

Don Gallo e i suoi ragazzi

Feltrinelli, 2023

  1. 160, euro 19,00