Stuparich oltreoceano
febbraio 2022 | Fulvio Senardi | Il Ponte rosso N° 77 | traduzioni
di Fulvio Senardi
Come atto d’amore e fine esercizio di intelligenza ha visto la luce One Year of School and The Island di Giani Stuparich, tradotto da Charles Klopp e Melinda Nelson (con un’introduzione di Charles Klopp, Agincourt Press, NY 2021, pp. 108, $ 15,99). Un evento, non c’è che dire.
Acclamato a metà Novecento come il più notevole erede della grande stagione triestina di scrittori e poeti, ora un po’ trascurato, nonostante l’encomiabile iniziativa dell’editore Quodlibet che ne sta riproponendo, con eleganti introduzioni, le più interessanti opere narrative, Stuparich rimane un nome imprescindibile e non solo per gli amanti della letteratura.
La sua Nazione czeca, 1915, resta ancora il più intelligente approfondimento della rinascita morale, politica e culturale di una piccola nazione centro-europea che penna italiana abbia prodotto, i suoi contributi sulla «Rivista di Milano» negli anni dell’ascesa del fascismo compongono, presi nell’insieme, un quadro quanto mai lucido della situazione politico-sociale giuliana (e delle perplessità di fronte alla sfida totalitaria di intellettuali animati da spirito patriottico ma estranei al nazionalismo), Trieste nei miei ricordi racconta con malinconica partecipazione e millimetrica precisione di dettaglio di quando Trieste era spumeggiante di energie intellettuali, offrendo un campione di autobiografismo complesso che tende a scivolare nella narrativa.
Lascia un po’ perplessi, per altro, la perdita di prestigio che sconta Stuparich nella borsa dei valori letteraria al momento attuale: appena un nome nelle 500 pagine del recentissimo Cento anni di letteratura italiana, manuale per l’uso del Triennio a cura di Marco A. Bazzocchi (dove peraltro una bella schiera di scrittori giuliani sono allegramente dimenticati), tenuto fuori da quell’Olimpo della gloria letteraria (per molti aspetti però solo una caricatura della francese Bibliothèque de la Plèiade) che sono i Meridiani. Stando così le cose, ci consola dunque che Charles Klopp e Melinda Nelson abbiano scelto di importarlo negli Stati Uniti, come per risarcirlo della fama appannata, e che abbiano scelto L’isola e Un anno di scuola, due indiscutibili capolavori dell’arte narrativa del triestino (analoga consolazione ci è venuta dalla Francia, con la monografia di Alessandra Locatelli, Fulvio Tomizza – de l’exode à l’exil, che riporta l’attenzione su un Grande più ostracizzato che dimenticato, per l’equanimità con cui tratta il suo tema in un’epoca che pratica la faziosità e ama l’intolleranza gridata, e che negli stessi USA Elena Coda, coronando un lungo percorso di studi slataperiani, abbia pubblicato My Karst and my City and others Essays, 2020, il primo libro, monografico e antologico, sul nostro scrittore).
Quanto al volume di Klopp e Nelson, oltre all’eleganza della traduzione (ma qui, da italofono, devo limitarmi a esprimere un’impressione), colpisce la meditata introduzione, in cui Klopp si fa ambasciatore di una Trieste letteraria, credo, assai poco nota oltre Atlantico. Da accorto pedagogo (Klopp ha a lungo insegnato alla Ohio State University) egli sparge a piene mani semi di curiosità che potrebbero facilmente attecchire, sfiorando (più non poteva, nelle poche pagine concessegli) quegli intrecci di culture (in rapporto osmotico, competitivo, antagonistico) che hanno fatto di Trieste il caleidoscopio che è stata tra Otto e Novecento; suggestioni certo stuzzicanti per lettori che possono mettersi in macchina ad Anchorage e arrivare a Miami, dopo un viaggio di 8.000 chilometri, restando sempre all’interno, per lingua e way of life, del mondo anglosassone.
Certo, sappiamo benissimo che nell’universo editoriale USA, dove ogni anno vengono pubblicati tra i 600.000 e un milione di libri, Stuparich non sarà che una piccola goccia nel grande mare. Eppure, tale constatazione nulla toglie all’orgoglio della triestinità e alla riconoscenza per l’impegno di Klopp e Nelson.