Sulle tracce di Massimo Troisi

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di Stefano Crisafulli

 

Una vacanza a Napoli e a Procida può essere anche l’occasione per mettersi sulle tracce di un attore e regista che spesso è stato definito l’erede di Eduardo De Filippo e di Totò, per la sua carica umana, comica e poetica. Stiamo parlando di Massimo Troisi, nato a San Giorgio a Cremano, vicino a Napoli, e autore di alcuni film che hanno fatto la storia della commedia italiana, in particolare Ricomincio da tre del 1981, Scusate il ritardo del 1983 e Non ci resta che piangere del 1984 (assieme a Benigni). L’occasione per approfondire ancor di più la sua parabola artistica ed esistenziale è giunta da una mostra a lui dedicata presso Castel dell’Ovo, ex fortezza normanna sul lungomare di Napoli, dall’emblematico titolo di ‘Troisi poeta Massimo’ (fino al 26 settembre 2021). E non si pensi affatto ad una esagerazione: la poesia è sempre stata un valore aggiunto delle opere filmiche e teatrali di Troisi, ma anche della sua vita, tanto che nell’ambito stesso della mostra vengono presentate tre poesie giovanili, scritte di suo pugno. E poi c’è la sua ultima interpretazione come attore nel film Il Postino di Michael Redford (1994), che probabilmente avrebbe voluto anche dirigere, se non fosse stato per quella malattia cardiaca che lo stava consumando e che lo porterà a morire proprio subito dopo la conclusione delle riprese. Il Postino, infatti, è un omaggio alla poesia, in quanto racconta la storia (ispirata da un libro dello scrittore Antonio Skarmeta) dell’amicizia tra il postino Mario Ruoppolo (Massimo Troisi) e il grande poeta cileno Pablo Neruda (Philippe Noiret) durante gli anni del suo esilio in Italia. E qui entra in scena l’isola di Procida, perché proprio lì è stato (in parte) girato il film, in particolare nel piccolo borgo marinaro di Corricella, dove è stata ricostruita la locanda di Beatrice (e ora ce n’è veramente una, la ‘Locanda del Postino’, che espone le foto del film al suo interno), e sulla spiaggia del Pozzo Vecchio, che si raggiunge percorrendo la ‘Via della spiaggia del Postino’, dove Mario crea la sua prima metafora poetica.

Tornando alla mostra di Castel dell’Ovo, si rimane ammaliati dall’itinerario immersivo predisposto dai curatori, che attraversa tutta la vita di Massimo Troisi per mezzo di fotografie, materiale d’archivio, locandine, costumi e oggetti di scena, documenti audiovisivi e, non ultima, la musica di Pino Daniele, amico e autore di molte delle colonne sonore, usata soprattutto nella sala più evocativa, completamente tappezzata da un suggestivo collage di immagini. Si possono incontrare, così, le foto in bianco e nero delle imprese comiche nel gruppo ‘La Smorfia’, formato agli inizi della sua carriera assieme a Enzo De Caro e a Lello Arena, il costume di Pulcinella indossato per il film di Ettore Scola Il viaggio di Capitan Fracassa del 1990 (non a caso Troisi è stato definito un ‘Pulcinella senza maschera’), le foto con Mastroianni (nei due film di Scola Splendor e Che ora è) e con Maradona, la bicicletta e la borsa del Postino, nonché le interviste a Gianni Minà, Renato Scarpa, Carlo Verdone, Marco Risi, Stefano Veneruso e Anna Pavignano, coautrice delle sceneggiature dei film di Troisi. Alla fine della visita si esce sorridenti e allo stesso tempo commossi, perché con la morte di Massimo Troisi si è perso non solo un pezzo di cinema italiano di qualità, ma anche, appunto, un poeta.