Teatro di prosa a novembre

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Una commedia al Bobbio e un classico di Shakespeare al Rossetti

di Paolo Quazzolo

 

 

Un autunno di fuoco, commedia di Eric Cobe, ha riportato sul palcoscenico del Teatro Bobbio, per la stagione di prosa della Contrada, Milena Vukotic, una delle attrici italiane più amate dal grande pubblico. Interprete sempre delicata e soave, la Vukotic ha alle spalle una lunga carriera che la vede dapprima ballerina in Francia con la compagnia del Ballet de Cuevas, poi attrice cinematografica e teatrale. Ha recitato in un centinaio di pellicole, diretta da alcuni dei maggiori registi, da Fellini a Zeffirelli, da Scola a Monicelli, da Buñuel a Özpetek, fino a Bertolucci, Lattuada, Verdone, Neri Parenti e molti altri. La sua fama è stata a lungo legata al celebre personaggio della Pina, la moglie di Fantozzi, al fianco di Paolo Villaggio, ma in seguito è riuscita a rinnovarsi, vestendo con successo i panni di nonna Enrica nella fortunata serie TV Un medico in famiglia. Nonostante tutto, l’attrice ha più volte dichiarato di essere stata grata a Villaggio per averla fatta partecipare ai suoi film, che hanno dato vita a una serie di maschere intramontabili, in cui sono splendidamente ritratti i caratteri e le debolezze della società a noi contemporanea. Importante anche il suo impegno sui palcoscenici teatrali, con produzioni quali Black Comedy per la regia di Zeffirelli, La cantata di un mostro lusitano diretto da Strehler, Un equilibrio delicato per la regia di Missiroli, l’intenso Lasciami andare madre con la regia di Lina Wertmüller, fino al recente Sorelle Materassi. La nuova produzione, Un autunno di fuoco, vede sul palcoscenico, oltre alla Vukotic, Maximilian Nisi, nel ruolo del figlio di una madre ormai anziana e diffidente. La donna infatti vive chiusa in casa e soffre dell’abbandono da parte dei figli i quali, desiderosi di dividersi l’eredità, meditano di ricoverarla in una casa di riposo. Un lungo e difficile colloquio con il più giovane dei tre figli, Chris, le consentirà di riacquistare la fiducia nel prossimo e soprattutto di dimostrare che, nonostante l’età, possiede ancora numerosi interessi e un grande entusiasmo per la vita. Bravi e molto applauditi dal pubblico triestino i due interpreti che hanno dato vita a uno spettacolo delicato, ricco di ritmo e di inaspettati colpi di scena.

 

L’annuale appuntamento con il teatro shakespeariano è avvenuto sul palcoscenico del Politeama Rossetti, dove è stato proposto Misura per misura. È la storia del Duca di Vienna il quale, desideroso di indagare l’animo dei suoi cortigiani, si allontana dalla città lasciando il potere in mano ad Angelo uomo in apparenza fidato ma che, non appena siede sul trono, inizia a compiere i più terribili misfatti. Nascosto sotto i panni di un innocuo frate, il Duca spierà la corte, conoscerà il vero animo delle persone e, alla fine, tornato a Vienna, punirà e premierà i cortigiani in base alla loro condotta. Si tratta di una grande riflessione sul potere e sulle atrocità che questo consente di compiere a chi lo detiene, un testo di grande attualità che spinge ancor oggi lo spettatore a interrogarsi sugli oscuri meccanismi che governano la mente umana e sulle devianze che affliggono gli uomini di governo. Per questa nuova messinscena del dramma shakespeariano, il regista Paolo Valerio ha scelto uno spazio scenico estremamente lineare: un fondale neutro davanti al quale si muovono quattro pannelli bastano a ricreare le numerose ambientazioni pensate dall’autore. Viene così rievocata la rappresentazione elisabettiana che, dal punto di vista scenografico, era estremamente spoglia, lasciando alla fisicità dell’attore e alla parola dei personaggi il compito di evocare la storia, i luoghi, i sentimenti e i conflitti. Interessante, allo stesso tempo, l’idea di proiettare l’immagine indagatrice del protagonista sui pannelli della scenografia, quando questi è lontano dal luogo dell’azione: un modo per sottolineare la presenza costante del Duca e il suo spiare non visto le azioni che i vari personaggi compiono in sua assenza. Affiatato tutto il numeroso gruppo di attori, capeggiato dal bravo Massimo Venturiello, credibile sia nei panni autorevoli del Duca, sia in quelli dell’umile e astuto frate. Molto scorrevole lo spettacolo, che si è avvalso della bella traduzione di Masolino D’Amico: una serie di tagli al testo shakespeariano non hanno inficiato la rappresentazione che, viceversa, è apparsa estremamente compatta e dai ritmi sostenuti.