TEATRO IN DIALETTO

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La compagnia P.A.T. Teatro ha presentato al teatro dei Salesiani (17 ottobre-15 novembre) Peter Pan, commedia musicale in “triestin” dal testo originale di J.M.Barrie, con l’adattamento e la regia di Lorenzo Braida. Questo tipo di spettacolo è stato creato dal Pat anni fa e continua sempre più a piacere al pubblico che ora li segue anche nel teatro di via dell’Istria, molto più funzionale rispetto a quello di S. Giovanni. A che si deve questo crescente successo ? Di anno in anno dopo Grease, Mama mia, Sete spose per sete fradei e, recentemente, A qualchedun ghe piasi caldo, è stato un crescendo che ha portato questi spettacoli a riempire anche le platee del Rossetti e del teatro di Monfalcone. Piace innanzi tutto la versione “triestina” dei dialoghi, con l’aggiunta del nostro tipico humour popolaresco, le canzoni (in quest’ultimo caso di Edoardo Bennato) tradotte e arrangiate in modo brillante, la ricchezza delle scene valorizzate da giochi di luce efficaci, le coreografie semplici ma fantasiose. A tutto ciò va aggiunto certamente il forte slancio interpretativo di tante giovani leve, uno stuolo di attori-cantanti ballerini che continuamente si rinnova accanto ad alcuni veterani. Spettacolo coinvolgente, adatto a tutta la famiglia, che diverte e fa sognare i giovanissimi come gli anziani: ecco la formula vincente di Peter Pan riproposto quest’anno a grande richiesta anche per celebrare i quindici anni di attività del Pat. Numerosissimi gli interpreti fra cui citeremo solo i protagonisti: il bravissimo Stefano Halupca, artista completo che entra con agilità sbarazzina nei panni di Peter, il ragazzino che non vuole crescere, Sara Botterini, una Wendi disinvolta e di classe, Lorenzo Braida che con la sua lunga esperienza attoriale si ritaglia un personalissimo Capitan Uncino. All’altezza del ruolo tutti gli altri tra i quali citiamo la piccola Aurora Braida, figlia d’arte (incantevole Trilly). Una favola musicale che si snoda fra Bimbi Sperduti e Pirati, Indiani e Sirene, in una magia di luci e colori.

Al Silvio Pellico la stagione dell’Armonia continua con Tutinscuro (24 ottobre-1 novembre) messa in scena dal Il gabbiano, adattamento in triestino e regia di Riccardo Fortuna che interviene su un testo di Peter Shaffer di grande impatto, Black Comedie. È una farsa del ’65 di gusto molto inglese che punta tutte le sue carte su un particolare che la rende davvero “black”: tutto sul palcoscenico si svolge al contrario della realtà, la scena è illuminata quando le persone si trovano al buio e viceversa. Una specie di racconto “al negativo” che alterna momenti diversi a seconda delle (frequenti) interruzioni della luce elettrica nell’appartamento di uno scultore che attende la visita di un ricco collezionista americano per la valutazione delle sue opere. Ma quest’ultimo è una specie di Godot che comparirà in scena solo alla fine. Nel frattempo, a causa degli improvvisi blackout ora inopinati ora voluti dagli stessi personaggi che hanno qualcosa da nascondere, si snoda una trama surreale basata su continui equivoci tra queste persone che al buio si confondono ma che il pubblico vede benissimo e segue con gran divertimento. La commedia, poi, si conclude proprio quando la confusione è massima. Gli attori, entrando nei panni di questi tipi eccentrici, ne accentuano le caratteristiche comiche con una recitazione sopra le righe e spesso dai toni eccessivi: c’è lo scultore squattrinato intento a destreggiarsi fra la fidanzata esagitata e un’invadente ex, uno zio poco diplomatico, il vicino gay, un’ambigua vicina di casa, uno strano elettricista scambiato per il fantomatico miliardario che tarda a venire. Mescolate tutti questi ingredienti e… il gioco è fatto !

Dal 6 al 15 novembre è nuovamente di scena una farsa che pare essere il genere privilegiato dal teatro amatoriale, titolo di per sé eloquente: Sesso, bugie e… papagai che Alessandra Privileggi e Giorgio Fonn hanno ricavato da un’idea di Ray Cooney (drammaturgo inglese che ha prodotto fra l’altro Gli allegri chirurghi in questione). E il Gruppo Proposte Teatrali mette in scena con verve e dinamismo questa vorticosa girandola di bugie, tradimenti e travestimenti che procede a ritmo sempre più serrato toccando vertici paradossali. Siamo nell’ambiente ospedaliero alla vigilia di Natale e i rapporti fra i vari personaggi si mescolano con i preparativi per una recita che avrà come protagonisti gli stessi medici, infermieri e, in qualche caso, pazienti. Realtà e farsa s’intrecciano fin dal principio tanto da non poterli più distinguere. Sulla scena vanno e vengono i camici bianchi coi loro intrighi amorosi, gli scambi di persona, i qui pro quo che non si contano mentre una bugia tira l’altra spesso con conseguenze disastrose. La vicenda si fa sempre più ingarbugliata ma gli attori, grazie a una buona regia, sembrano saper mantenere fino alla fine il ritmo frenetico delle battute a cui il pubblico risponde con sonore risate.

Il divertimento in questi spettacoli è assicurato ma ci chiediamo se il teatro in dialetto debba essere legato, quasi esclusivamente, a un certo tipo di umorismo.