TEATRO IN DIALETTO

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di Liliana Bamboschek

 

Al teatro Silvio Pellico dal 20 al 29 novembre il Gruppo Amici di San Giovanni ha portato in scena Buffalo Bill Trieste 1906, spettacolo musicale di Ruggero Zannier per la regia di Giuliano Zannier. È la ricostruzione suggestiva di un fatto realmente avvenuto a Trieste cioè l’arrivo del Circo di Buffalo Bill che tenne spettacolo nella nostra città il 13 maggio 1906 durante la tournée mondiale del suo “Wild West Show”, lo stesso che prima aveva spopolato in America e poi era sbarcato in Europa riscuotendo altrettanti successi. Ecco l’occasione di sceneggiare un evento che porta alla ribalta i mitici personaggi d’allora, tra cui anche per la prima volta gli indiani d’America su un palcoscenico, ma soprattutto offre la possibilità di ascoltare le bellissime canzoni del West interpretate con stile e sentimento da Gerry Zannier e Alessandro Pillepich, sufficienti da sole a creare un’atmosfera magica. E in più c’è il filmato originale di Claudio Sepin, insieme ad appropriati interventi musicali, che contribuisce a inquadrare in un’efficace cornice storica il fatto. Poi la ricca documentazione fornita dai giornali d’epoca ha dato estro all’autore di collocare alcuni personaggi triestini in questo contesto scegliendo dei giovani mentre stanno maturando le proprie idee in mezzo alle forti spinte dell’irredentismo e del nascente socialismo.

Abbiamo insomma di fronte a noi una Trieste cosmopolita che vive e interpreta coralmente il grande evento che le passa vicino, interpretandolo attraverso la varietà delle sue voci e delle sue componenti sociali. Di conseguenza ne nasce un affresco vivido, affettuoso, forse leggermente nostalgico di quella che era la nostra città nei lontani primi anni del ‘900 prima che la bufera della Grande Guerra si abbattesse sull’Europa e la cambiasse definitivamente.

Un genere amato dal pubblico è la commedia musicale in dialetto e Andrea Fornasiero ci offre la sua versione anche quest’anno con una nuova produzione dopo i lusinghieri successi della famiglia Addams e di Batman e Robin. Dal 4 al 13 dicembre al Silvio Pellico i Tuttofabroduei mettono in scena Pino-chi? Mi, rivisitazione del tutto personale e triestina del celeberrimo Pinocchio, burattino ormai ultracentenario e di fama universale (di cui Andrea firma il testo e la regia). Affiancato da uno stuolo di giovani e volonterosi attori-cantanti-ballerini in erba vara uno spettacolo scenograficamente ricco e colorato, con vivaci giochi di luce e spassose proiezioni video. Nel Pinocchio triestino i personaggi sono reinventati con molta libertà e ironia: Geppetto (personaggio che Fornasiero riserva a se stesso) malgrado l’età attempata vuol diventare a tutti i costi padre e con la complicità della fata Tronchina ordina all’Ikea un burattino che gli viene recapitato in scatola di montaggio. Pinocchio (Stefano Volo) appena assemblato sa già quello che vuole e se ne infischia dei buoni consigli attorniato da un Grillo Sparlante, dal duo de Gattis-Fox e da una schiera di sette sorelle Burattine che danzano commentando gli eventi. Il suo unico desiderio è quello di andare “al bagno” a Barcola ai Topolini buttando i libri alle ortiche. E qui si sviluppa l’idea migliore della commedia con l’inserimento di un video (girato appositamente) che mette Geppetto in mare in cerca del figlio con al seguito un cane della Scuola Italiana Salvataggio.

Così la storia prende un avvio davvero surreale…

Di idee in questo lavoro ce ne sono molte, anzi a un certo punto troppe: entrano nella storia personaggi di altre favole, come Mary Poppins o Brontolo, che non aggiungono nulla alla nostra ma intanto l’attenzione si disperde. Nell’insieme uno spettacolo con spunti divertenti, con parodie che ogni tanto vanno a segno ma non sempre; a lungo andare si ha l’impressione di troppa carne al fuoco per cui i personaggi risultano appena abbozzati e poi lasciati là.

E’ ormai consuetudine che ogni anno nel periodo natalizio venga rappresentata al teatro dei Salesiani una commedia di Carlo Fortuna, il buon papà fondatore della Barcaccia e da un po’ di tempo è anche il modo migliore per ricordarlo poichè in dicembre cade l’anniversario della sua scomparsa (in questo caso il settimo). Così dal 5 al 13 dicembre è andata in scena la commedia Verzi la porta… xe Nadal, uno dei lavori più intensi di Carlo nell’adattamento di Elisa Prelz e per la regia di Giorgio Fortuna. Per l’autore la stessa parola Natale era evocatrice di scene familiari, di affetti e piccole gioie nascoste nel cuore di personaggi semplici, genuini in cui spesso il sorriso si alternava alla commozione più profonda. Il mondo descritto in questa commedia è quello di una Trieste che sta vivendo l’ultimo anno di guerra, fra paura e miseria, con l’incubo dei soldati tedeschi che fanno la ronda per le strade. Entriamo in un appartamento modesto dove c’è un uomo anziano con la figlia e due nipoti, una ragazza e l’altra ancora bambina, mentre il loro padre è sotto le armi e di lui da lungo tempo non si sa più nulla. C’è un grande andirivieni di persone in quella casa la vigilia di Natale, la porta si apre continuamente non soltanto ad amici ma anche a estranei e fra questi la famiglia darà rifugio anche una giovane donna ebrea che sta per partorire e a un partigiano costretto a nascondersi. Da questi incontri nasce la solidarietà, s’impara a spalancare non solo la porta ma anche l’animo di fronte alla sofferenza degli altri cercando di comprendere chi è diverso o abbandonato, eliminando le barriere fra noi e il prossimo. Come in altre commedie di Carlo Fortuna i momenti drammatici si alternano a situazioni più schiettamente comiche, del resto questo succede anche nella vita reale. In tutte le sue storie c’è sempre un’innata fiducia che la bontà e la generosità umana siano sentimenti destinati, alla fin fine, a prevalere sul male. E anche Verzi la porta… xe Nadal, nella commossa interpretazione degli attori della Barcaccia, regala al pubblico una ventata di ottimismo.