Testate locali in vendita

| | |

I quotidiani del gruppo Gedi sabato
18 febbraio non erano in edicola per uno
sciopero di tutte e tutti giornalisti del
gruppo.
Il gruppo dopo aver riunito nelle
stesse mani Repubblica, La Stampa,
L’Espresso, quotidiani locali, sta procedendo
a liquidare un patrimonio storico
dell’editoria italiana, un pilastro in un
già asfittico pluralismo editoriale.
Non si tratta di illazioni, ma di fatti.
Il settimanale L’Espresso è stato venduto
a chi lo aveva querelato, con una disinvoltura
etica che ha pochi precedenti
e che ricorda le modalità di cessione della
Città di Salerno, oggi chiusa. Allora
si sprecarono le rassicurazioni contro le
“illazioni”.
Al momento della cessione dell’Espresso
fioccarono i giuramenti sulla intangibilità
della tradizione e della linea
editoriale; dopo qualche giorno si era già
dimesso il direttore Lirio Abbate, uomo
coraggioso, costretto ad una “vita sotto
scorta” per le minacce della mafia.
Ora si parla della vendita (o svendita?)
dei quotidiani del Nord Est: La
Nuova Venezia, La Tribuna di Treviso, Il
Mattino di Padova, Il Piccolo di Trieste,
Il Messaggero Veneto.
Una cessione destinata a cambiare il
volto editoriale di queste terre.
I comitati di redazione di tutto il
gruppo, Repubblica e La Stampa compresi,
hanno portato la loro protesta sul
palco del Congresso della Federazione
Nazionale della Stampa Italiana e hanno
ricevuto la solidarietà di tutte le delegate
e delegati, senza distinzione di parte, di
gruppo editoriale, di schieramento.
Qualche giorno prima il Presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella,
aveva ricordato la centralità dell’Articolo
21 della Costituzione, del pluralismo
editoriale, della tutela dei diritti di cronaca
da ogni minaccia.
Quello che rischia di accadere va
esattamente nella direzione opposta.
L’assenza di una legge sul conflitto di
interessi, l’annunciato assalto alla Rai,
l’intensificarsi delle minaccia contro
croniste e cronisti, l’assenza di una qualsiasi
ipotesi di legge sull’editoria, il venir
meno delle garanzie a tutela dell’autonomia
delle redazioni, rende ancora
più drammatica la denuncia che è partita
dalle testate del gruppo Gedi.
Quello che sta accadendo al gruppo
Gedi riguarda l’intero sistema dell’informazione,
tutte le croniste e i cronisti.
Per questo, oltre alla giusta solidarietà,
servono comuni azioni di lotta e serve
anche dar voce al loro sciopero e alle
loro ragioni che, presto, riguarderanno
anche chi oggi se la ride o pensa di essere
in salvo.
Per queste ragioni l’Associazione
Articolo 21, oltre ad essere solidale e a
condividere le immediate reazioni della
Federazione della Stampa e dell’Ordine
dei Giornalisti, delle associazioni regionali,
si permette di chiedere a tutte le testate,
in particolare a quelle radiotelevisive
e al servizio pubblico, di dare voce
ai comitati di redazione, di invitare i loro
rappresentanti in tutte le trasmissioni e in
tutte le rassegne stampa, di amplificare
le loro lotte, di non lasciarli soli, di far
comprendere a cittadine e cittadini che
scioperi e proteste non servono solo a
tutelare una “corporazione”, ma anche il
loro diritto ad essere informati, architrave
della Costituzione.
*già presidente della FNSI