Tutti pazzi per Leonardo

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è in procinto di spirare, finalmente, quest’anno che l’Assessorato alle attività culturali della Regione Friuli Venezia Giulia ha voluto dedicare a Leonardo, per ricordare la scomparsa, cinquecento anni fa, del grande artista e scienziato. Con il 2020 ne sentiremo parlare assai meno, e forse sarà una liberazione, che magari ci godremmo nell’intimo, perché farlo pubblicamente, sminuire il genio italico per antonomasia, sarebbe un po’ come parlar male di Garibaldi. Preoccupa un poco il fatto che l’anno che verrà ricorreranno cinquecento anni dalla morte di Raffaello Sanzio, e francamente ci turberebbe dover assistere a rinnovate rincorse ai finanziamenti regionali in materia di cultura tutti sotto il segno dell’Urbinate, incuranti del senso del ridicolo quando si tentano i più inverosimili accostamenti logici, per esempio tra Leonardo e la musica jazz, o tra la Madonna Aldobrandini di Raffaello e la diffusione on-line delle più recenti tecniche di puericultura.

Il pericolo di una pretestuosa e interessata lievitazione della popolarità del grande maestro marchigiano pare tuttavia scongiurato, riposi pure in pace nella sua tomba al Pantheon: per l’anno prossimo, l’assessore regionale alla cultura del Friuli Venezia Giulia ha già provveduto a indicare la sua scelta – «derivata dall’esito di una consultazione pubblica» (pubblica?) – circa l’argomento che ispirerà enti ed associazioni nell’affannosa rincorsa ad ottenere un incentivo in denaro frusciante. Il tema che è stato prescelto, evidentemente caro alla maggior parte di quanti sono stati consultati, è relativo «alla caduta, per mano della Repubblica di Venezia, dello Stato patriarcale di Aquileia». Dopo l’ictus che si portò via nel 1519 il povero Leonardo, con un balzo all’indietro di un altro secolo si intende ricordare quindi un’altra fine, quella ingloriosa dello Stato patriarcale nel 1420 (il Patriarcato continuò ad esistere fino al 1751).

A differenza del tema individuato lo scorso anno, quello per il 2020 ha almeno il vantaggio di essere più legato al territorio (per la verità più a quello friulano che a quello giuliano), ma c’è da chiedersi se la scelta di un tema che prevalentemente canalizzi il finanziamento e gli incentivi alle attività culturali giovi o meno al conseguimento di un qualsiasi obiettivo. Riflettendo sulla vicenda che si avvia a conclusione: cosa ha apportato di aggiuntivo alla conoscenza del genio di Vinci la mobilitazione corale attorno al suo nome? quanto il fuoco concentrico che almeno nominalmente era puntato sulla sua figura ha apportato alla crescita culturale e civile dei cittadini della regione? quante risorse sono state sottratte ad altre più meritorie iniziative per supportare quelle che si conformavano al dettato assessorile concernente i finanziamenti? E ancora, più pedestremente: quanto ha spostato in termini di flussi turistici il fiorire di iniziative leonardesche sul nostro territorio, considerata anche l’universalità dell’interesse per quello straordinario protagonista del nostro Rinascimento?

Temo che le risposte che onestamente potessero essere fornite a questi interrogativi siano assai simili a quelle che io autonomamente mi sono dato.

Eppure, forte anche della precedente esperienza, l’ineffabile assessore regionale non smarrisce la serenità, dichiarando anzi (in occasione di un Festival di Psicologia, ovviamente dedicato a “Leonardo e la Psicologia”!) che “Puntare ogni anno su un grande tema di carattere culturale è fondamentale per continuare a realizzare iniziative contraddistinte da elevati standard qualitativi. Per questo i soggetti di promozione culturale della nostra regione devono imparare a lavorare insieme, a fare squadra”.

Avrà pure ragione lei, ma l’afrore di MinCulPop che promana da una scelta imposta con modalità autocratiche da un organo politico alla generalità di coloro, enti o associazioni, che si occupano di cultura appare francamente inquietante.