Una distopia solo rinviata?
cinema | Il Ponte rosso N°86 | novembre 2022 | Stefano Crisafulli
di Stefano Crisafulli
Nel 2022 il pianeta è sovrappopolato (a New York ci sono quaranta milioni di abitanti), l’effetto serra imperversa e l’inquinamento progressivo ha ridotto drasticamente le fonti di approvvigionamento: detto in soldoni, non c’è più cibo per tutti. O almeno non c’è più il cibo tradizionale, ormai raro e costosissimo, sostituito da tre tipologie di barrette nutrienti marca Soylent, le rosse, le gialle e quelle di ultima generazione, le verdi, che vengono distribuite alla popolazione in modo razionato. E non c’è nemmeno spazio abitabile, tanto che cumuli di persone sopravvivono a stento accatastati sulle scale delle abitazioni o nelle chiese. Questo è lo scenario distopico che 2022: i sopravvissuti (titolo originale: Soylent Green), un film del 1973 diretto da Richard Fleischer, interpretato da Charlton Heston e da Edward G. Robinson (nella sua ultima folgorante apparizione) e presentato giovedì 3/11 al Politeama Rossetti nell’ambito del Trieste Science+Fiction Festival, vaticinava come probabile per il futuro che noi, in questo preciso momento, stiamo vivendo. Per fortuna non è andata così: nel 2022 a New York ci sono ‘solo’ quasi nove milioni di abitanti e possiamo permetterci di mangiare ancora tutte le prelibatezze che vogliamo. Sono solo fantasie, allora? Beh, non proprio: in realtà tutte le paure descritte da Fleischer e dallo sceneggiatore Stanley Greenberg, sulla base del romanzo Largo! Largo! di Harry Harrison, sono ancora sul terreno, a partire proprio dall’emergenza climatica provocata dall’effetto serra e dal conseguente aumento della siccità che sta riducendo drammaticamente le superfici coltivabili e quindi la disponibilità globale di cibo, sino alla diseguaglianza sociale sempre più marcata.
Così, se 2022: i sopravvissuti poteva generare inquietudine allora, la nefasta previsione mancata non può darci sollievo, perché purtroppo potrebbe essere solo rimandata di qualche tempo. E del resto a questo servono le distopie: a metterci in guardia, per far sì che il futuro vada nella direzione opposta a quella immaginata. Nel film, dunque, a scoprire le carte nascoste della multinazionale Soylent è un detective vecchio stampo, Thorn (Charlton Heston), il quale, indagando sull’assassinio di un pezzo grosso, giungerà ad una tragica verità (che qui, ovviamente, non verrà svelata). Ad aiutarlo è Sol (E.G. Robinson), un anziano uomo-libro (perché anche la carta è ormai introvabile), che ricorda ancora com’era il pianeta prima della sua spoliazione. E sono proprio le scene tra i due ad essere rilevanti sia per qualità che per intensità emotiva, in particolare quando Thorn riesce a procurare qualche ortaggio e, addirittura, una fetta di carne per poter consumare un vero pasto, come quelli di una volta, e Sol, dopo aver cucinato, divide il cibo con l’amico: si tratta, per noi spettatori, di un vero esercizio di risveglio, che ci fa capire quanto le cose che riteniamo scontate possano, da un giorno all’altro, non esserlo più. Per questo, oltre a gustare fino in fondo ciò che abbiamo già, perché potrebbe mancare in futuro, forse dovremmo imparare da questo film che la direzione da prendere è un’altra e che servono consapevolezza e determinazione per cambiare il corso degli eventi, affinché la deriva non sia quella descritta da Fleischer.
1.
Charlton Heston
in 2022: i sopravvissuti