Una mostra per Dante 700
aprile 2021 | Dante 700 | Il Ponte rosso N° 68 | Walter Chiereghin
“Pictura Dantis”: un itinerario sulle orme di Dante attraverso l’Inferno
di Walter Chiereghin
In collaborazione con la Società Dante Alighieri, comitato di Gorizia, l’Associazione culturale Il Ponte rosso ha organizzato una serie di eventi per celebrare il settecentesimo anniversario della scomparsa del Poeta, di cui i numerosi articoli che questa rivista propone a partire da alcuni numeri del 2020 costituiscono un primo impegno. Abbiamo avuto il privilegio di essere partner con alcuni enti ed associazioni di assoluto prestigio, quali le Università di Trieste e di Pola, il Comune di Muggia, l’Istituto giuliano di Storia Cultura e Documentazione, il Centro Studi Scipio Slataper. Il fulcro delle iniziative è una mostra, che abbiamo intitolato “Pictura Dantis” che ci proponiamo di allestire in diverse sedi espositive, manifestazione che fatalmente è stata ostacolata – e in parte prevedibilmente lo sarà ancora – dalle restrizioni conseguenti le norme di contrasto alla pandemia, che limitano gli accessi e il regolare svolgersi degli eventi che intendiamo comunque proporre a Trieste, a Gorizia e in qualche località della vicina Istria. La mostra ha per oggetto 78 disegni di Francesco Carbone, presidente della nostra Associazione ed appassionato studioso dell’opera di Dante, che propongono al visitatore una sistematica esplorazione dell’inferno dantesco. La prima delle esposizioni sarà inaugurata, con le restrizioni all’accesso cui si è accennato, presso la Biblioteca Statale “Stelio Crise” di Trieste, il prossimo 21 maggio, alle ore 17. Per l’occasione abbiamo stampato un catalogo che verrà distribuito nelle occasioni espositive, del quale di seguito riportiamo un estratto della prefazione.
Illustrare Dante, oggi
Nasce quasi assieme ai versi della Commedia l’esigenza di tradurre le terzine dantesche in immagini, fin dalle miniature dei primi codici manoscritti del poema, antefatti di un autentico “genere”pittorico che arriva al nostro presente dal XIV secolo e prevedibilmente continuerà dopo di noi. Una tradizione figurativa che ha sollecitato l’inventiva di pittori e illustratori di chiara fama e anche di primo piano nella storia dell’arte occidentale, che fin dal Rinascimento hanno attinto a piene mani al poema, attratti dalla sontuosa coralità di molti suoi passaggi, dalla resa plastica di singole terzine, dalla complessa organizzazione dell’impianto narrativo, soprattutto dalla visionarietà di un testo poetico che riesce a incantare per i mille rivoli attraverso i quali si manifesta al lettore, da sette secoli.
La letteratura di ogni tempo e di molte culture, ben prima di Dante ha subito il fascino della rappresentazione dell’Aldilà, di necessità fantasiosa, a iniziare dall’epopea mesopotamica di Gilgameš, per transitare attraverso l’XI libro dell’Odissea. E poi, naturalmente, c’è l’invenzione di Virgilio che nel VI libro dell’Eneide, narra del passaggio di Enea nell’Oltretomba. Con l’avvento del Cristianesimo, a partire dalla II Lettera ai Corinzi di San Paolo, i viaggi nell’Oltretomba sono compiuti in termini di visioni, tanto che l’apostolo afferma di non sapere se l’assunzione al terzo cielo fu compiuta «con il corpo o fuori del corpo». Per tutto il Medio Evo, a partire dai Dialoghi di Gregorio Magno, i numerosi altri testi che formano un autentico genere letterario si traducono in itineraria mentis, visioni che vengono narrate, spesso da monaci, come esortazioni a fini edificanti. Non sfugga il nesso semantico della parola “visione”, che sembra collegare direttamente le opere letterarie a un fatale epilogo che ne prevede la loro traduzione in forma grafica.
La Commedia, in qualche maniera, corona e pone fine a tale genere “visionistico”, per il suo carattere di concretezza narrativa e per l’articolazione del suo disegno strutturale, dando la stura, in ambito figurativo, a un proliferare di opere basate sulla trasposizione in immagini del suo letterale racconto. Accanto a una quantità di singoli dipinti che s’ispirano alla Commedia con autori che arrivano dal XV secolo ai giorni nostri, si è sviluppata nel tempo un’attività di illustratori che, il più delle volte in seguito a una committenza, hanno tentato o realizzato una serie di opere che intendevano proporre una più o meno completa illustrazione del poema,
Per niente intimidito da tanti precedenti di assoluto rilievo, Francesco Carbone ha ritenuto di offrire un suo contributo, valendosi della sua approfondita conoscenza di quel non piccolo universo che è Dante, assommata alla sua perizia di disegnatore e incisore oltre, ancora, a quella di insegnante ormai di lungo corso.
Ne è scaturito un insieme di opere grafiche che compongono un itinerario all’interno della prima cantica, dalla selva oscura alle stelle dell’ultimo verso del XXXIV canto, che ora ci si ripromette di mettere a disposizione del pubblico per mezzo di una mostra itinerante, che tocchi alcuni centri dell’area giuliana e alcune località dell’Istria in cui è presente e vitale la Comunità italiana.
La scelta programmatica di organizzare le immagini seguendo l’esplorazione compiuta sotto la guida di Virgilio permette di offrire un compendio dell’intera cantica che, pur attirando l’interesse anche dei conoscitori del capolavoro letterario, consente anche a chi ha avuto modo di compiere una lettura parziale ed episodica dell’Inferno (pensiamo in particolare ai giovani) di farsi un’idea precisa dell’insieme, rimanendo rigorosamente aderenti al dettato del testo.
Gli strumenti formali sui quali poggia il lavoro di Carbone offrono una lettura puntuale e informata, senza eludere le suggestioni offerte dai versi cui le immagini si riferiscono: la cupezza diffusa in tutto il tragitto trova riscontro, ad esempio, nella ricerca di valori tonali che tentano di riprodurre il “color perso” di cui parla il poeta, mentre l’orrore e lo strazio dei corpi dei dannati, per quanto è possibile, non eccedono mai debordando in una rappresentazione grottescamente compiaciuta ed inutilmente orrorifica.
L’assiduità e la profondità della lettura operata dall’artista si traduce nella ricerca di ritmi compositivi che conferiscano dinamicità all’immagine, essenziale quando il riferimento è a un testo organizzato in forme metriche strutturate, per tentare la via di una mimesi nei fatti impossibile, ma almeno ricercata. Il tessuto narrativo dell’insieme delle figurazioni proposte segue i passi dei due poeti, presenti in ciascuna tavola in quanto Carbone intende realizzare una narrazione del libro, tale da contemperare il “nostra vita” del primo verso con il “mi ritrovai” di quello che lo segue, un percorso narrato a tutti, ma di cui è lui che si dichiara testimone. Carbone agisce così per conseguire quella finalità didattica che ha inteso conferire ai suoi disegni, senza per questo ridurre il suo lavoro a una poco utile guida riassuntiva dell’Inferno, ma tentando, con un’esplicita dichiarazione d’amore per la poesia di Dante, la via di un accogliente adescamento operato su chi guarda.
Figura:
Francesco Carbone
E quindi uscimmo a riveder le stelle
Inferno, XXXIV, v. 105
Tecnica mista su carta, 2020