Una passeggiata con Italo Calvino

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In Guardare, edito da Mondadori, testi dell’autore sulle arti visive tra saggistica e narrativa

di Paolo Cartagine

 

Per la ricorrenza dei cento anni della nascita di Italo Calvino, Mondadori ha di recente pubblicato il libro Guardare. Disegno, cinema, fotografia, arte, paesaggio, visioni e collezioni, curato da Marco Belpoliti, giornalista, saggista e professore all’Università di Bergamo, uno dei massimi esperti di Calvino.

Il volume consta di 740 pagine suddivise in sette capitoli (le cui denominazioni sono anticipate dal sottotitolo) che contengono 151 testi saggistici e narrativi fra titoli noti e testi ormai introvabili o rari, e quindi preziosi, ritenuti da Belpoliti significativi nell’immensa produzione di uno dei protagonisti più prestigiosi della cultura letteraria del ‘900.

Da un punto di vista descrittivo, Guardare è paragonabile a un grande “parco” con sette “ingressi”, di cui nessuno è il principale. Da questi si dipartono sentieri interconnessi e ramificati che conducono a 7 “settori” dove il visitatore trova complessivamente 151 “essenze vegetali” di varia foggia e tipologia.

Questa architettura escogitata da Belpoliti è un ulteriore omaggio a Calvino che, come è noto, poneva grande cura nel progettare, su basi geometrico-matematiche sempre diverse, le strutture di sostegno dei suoi scritti al fine di incastonarvi in maniera sorvegliata pensieri, concetti e parole per massimizzarne chiarezza espositiva e comprensibilità: basti accennare in proposito a Ti con zero, Città invisibili, Se una notte d’inverno un viaggiatore.

Belpoliti ci accompagna in una lunga passeggiata per riassaporare concetti e strategie comunicative – o a scovarne di ulteriori – servite a Calvino per immettere la multiformità nella prosa che ha caratterizzato la sua vita e la sua produzione. Due le opportunità di lettura. Una per osservare direttamente un determinato “settore”, restringendo così il campo d’analisi e cogliere comparativamente l’inerente evoluzione di pensiero, stili e interessi di Calvino. L’altra – per trovare legami inediti o suggerire interpretazioni impreviste – lascia invece libero il visitatore di soffermarsi sulle “essenze” che più lo attraggono.

Tra i lavori selezionati o citati da Belpoliti vanno ricordate alcune sue vignette apparse sul Bertoldo nel ’40, la prima recensione del luglio ’41 di un film con Totò protagonista, la stroncatura – quale inviato per Cinema nuovo al Festival di Venezia del 1954 – de La finestra sul cortile di Hitchcock, film incentrato sull’atto del guardare e poi assurto a pietra miliare nella Storia del Cinema, mentre L’avventura di un fotografo è un racconto-riflessione (di straordinaria attualità) sulla crescente diffusione nell’Italia del boom economico della fotografia, allora nascente pratica amatoriale di massa.

Tra i tanti artisti citati incontriamo Picasso, Paolo Uccello, de Chirico, i disegnatori Melotti, Munari e Steinberg che ci parlano della ‘distanza’ fra realtà e immagini fisse di fumetti, foto, disegni e dipinti.

Per mostrarci che la componente visiva del paesaggio è condizionata dalla memoria e dal trascorrere del tempo, nel ’71 uscì l’imperdibile Dall’opaco, racconto con cui Calvino illustrò in forma geometrizzata gli stessi luoghi dove nove anni prima – ricordando escursioni fatte assieme al padre – aveva ambientato La strada di San Giovanni.

Più in là, in Visioni il geniale Dietro il retrovisore, racconto breve quasi filosofico sulla funzione visiva di un comune accessorio automobilistico. Il libro si chiude con Collezioni, 38 saggi su vari temi, una sorta di mappa del labirinto della sua contemporaneità.

Ogni capitolo si apre con una nota introduttiva di Belpoliti cosparsa di dati e considerazioni che paiono preludere a domande mirate, mentre le inerenti virtuali risposte di Calvino sono rinvenibili nella puntuale serie di testi in edizione originaria appositamente inseriti. In tal modo – attraverso un meccanismo in qualche misura rapportabile o somigliante all’espediente mediatico-letterario della “intervista impossibile” con personaggi non più tra noi – Belpoliti ci racconta di come la componente visiva della relazione uomo-ambiente e dell’agire conseguente sia stata una delle costanti principali, se non il fulcro, dell’intero corpus letterario e saggistico di Calvino. In questa accezione, il volume porge anche una chiave di lettura auto-biografica di entrambi.

Guardare è improntato sulla centralità della “componente visiva” che per Calvino è stata sempre determinante. Lo ricordava lui stesso in ogni occasione, come risulta in particolare da un’importante lettera del dicembre 1960 al suo editor francese François Wahl: «quello a cui tendo, l’unica cosa che vorrei insegnare è un modo di guardare, cioè di essere in mezzo al mondo».

Una propensione che Calvino faceva risalire «all’infanzia quando non sapevo ancora leggere ma ciò non mi impediva di capire il senso delle vignette del Corriere dei Piccoli e, come scoprii poi, i disegni influenzavano la mia fantasia»: cioè il motore d’avvio della narrazione era, per lui, l’insieme degli elementi intuitivi interiorizzati dal sistema occhio-mente.

Dopo la guerra, che lo vide nelle fila partigiane, la scrittura via via sempre più originale e raffinata divenne il suo impegno totalizzante. Da Einaudi nel ’47 uscì il suo primo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno: una coinvolgente descrizione dei raggi del sole in uno stretto vicolo di città costituisce l’incipit ‘visivo’. Da allora, la componente figurale, con diverse declinazioni, marcherà il suo lungo percorso letterario e saggistico, come lo confermano tutte le sue opere fino a Visibilità, la quarta delle Lezioni americane che stava preparando nel 1985, anno in cui morì a ridosso dell’equinozio d’autunno quando luce e buio si equivalgono. Fu la sua ultima estate a Roccamare, dove il signor Palomar, suo alter ego, aveva contemplato i riflessi del sole sulle onde del mare.

Nel riproporre testi non più in pubblicazione, Guardare invita implicitamente il lettore a oltrepassare il recinto del “parco” e riprendere in mano opere più conosciute per cercare i dettagli disseminati nei rispettivi intrecci.

La passeggiata continua dunque nel folto del “territorio Calvino” dove talvolta possiamo restare impigliati in frasi sorprendenti.

È il caso, fra i tanti, di Se una notte d’inverno un viaggiatore (del 1979), quando un autore affida «l’inizio del romanzo che non riusciva a portare avanti» a un altro scrittore che sa dell’esistenza di «computer che lo avrebbero facilmente completato sviluppando tutti gli elementi con perfetta fedeltà ai modelli stilistici e concettuali dell’autore». E poco più avanti una macchina misura l’attenzione di un essere umano per verificare se la «lettura ininterrotta di romanzi e loro varianti così come vengono sfornati dall’elaboratore» indica se il prodotto è o meno vendibile, e se gli elementi della «combinazione scartata vengono decomposti e riutilizzati in altri contesti».

Forse un’intuizione di Calvino sul sopraggiungere dell’Intelligenza Artificiale anche nella letteratura?

 

Italo Calvino

Guardare.

Disegno, cinema, fotografia

arte, paesaggio, visioni

e collezioni

a cura di Marco Belpoliti

Mondadori, Milano, 1023

pp, 768, euro 26.00