Uno, due…tanti canzonieri

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L’edizione critica del Canzoniere di Saba curata da Giuseppe Emiliano Bonura

di Lorenzo Tommasini

 

Tra gli appassionati della letteratura triestina saranno sicuramente molti quelli che ricordano i gustosi aneddoti sui vari protagonisti della cultura giuliana raccolti da Pier Antonio Quarantotti Gambini nel Poeta innamorato. Tra di essi di particolare fascino risulta Il cestino del poeta, in cui si racconta come Saba talvolta buttasse nel cestino della carta straccia, dopo averci lavorato per giorni o addirittura settimane, alcune poesie che non lo convincevano del tutto. Chissà quali tesori saranno finiti in quel cestino, vittime dell’insoddisfazione del momento! E chissà se qualcuna se ne è fortunosamente salvata, come auspica lo stesso Quarantotti Gambini.

Quel cestino rappresenta però qualcosa di più che se stesso e lo si dovrebbe sempre avere in mente quando si cerca il senso dell’opera di Saba. Com’è stato ribadito varie volte, il Canzoniere si presenta come un tutto organico, dove il senso delle singole poesie e quello dell’insieme si tengono arricchendosi a vicenda e creando un’unità inscindibile. È una constatazione che ci viene ricordata dallo stesso Quarantotti nel suo scritto A proposito di Saba, che al poeta piacque a tal punto che lo volle includere in Storia e cronistoria del Canzoniere.

Tuttavia, se è sicuramente giusto, leggendo il Canzoniere, tenere sempre presente l’insieme in cui si inseriscono le singole poesie, è altrettanto necessario – se non si vuole rischiare di avere un’immagine cronologicamente appiattita dell’opera di Saba – non dimenticarsi che Saba non arriva subito alla forma definitiva ma procede per progressive approssimazioni, spesso modificando, aggiungendo oppure scartando i testi che non lo convincono completamente. Quel “tutto” che noi leggiamo dunque non è sempre stato così e prima di giungere alla forma nella quale siamo abituati a considerarlo ha attraversato molteplici stadi poetici ed editoriali. Insomma, quando prendiamo in mano il Canzoniere non dobbiamo dimenticarci dell’esistenza del “cestino del poeta”.

In caso contrario il rischio è quello di svincolare i testi dagli eventi storici e biografici, spesso dolorosi, che Saba attraversò e che costituirono la fonte primaria della sua poesia. Proprio il tentativo di valorizzare le varie tappe raggiunte dall’opera di Saba ha portato Giordano Castellani a pubblicare all’inizio degli anni Ottanta un’importante edizione del Canzoniere del 1921. Sulla stessa linea si colloca la più recente edizione critica curata da Giuseppe Emiliano Bonura (Umberto Saba, Il Canzoniere 1945. Oltre il Canzoniere 1946-1957, libreriauniversitaria.it edizioni, Padova 2019), punto di riferimento imprescindibile con cui dovranno confrontarsi i futuri studi sul poeta triestino.

Si tratta di un’edizione che dà conto delle varianti e delle varie fasi redazionali permettendo allo studioso, ma anche al semplice lettore curioso, di cogliere la stratificazione testuale che c’è dietro la scrittura di Saba e la complessità del faticoso lavoro di revisione cui l’autore sottopone i suoi testi. Bonura riflette sul fatto che Saba ritorna più volte nel corso della sua vita all’idea di una pubblicazione complessiva di tutte le sue poesie. Quando ha occasione di concretizzare questa aspirazione non si limita semplicemente a mettere insieme le varie plaquette o le singole liriche apparse in rivista, ma forte di un preciso progetto poetico ed editoriale Saba opera tagli, modifiche ed esclusioni, che lo portano a creare qualcosa di nuovo e diverso.

Tuttavia, come già notato da Stefano Carrai in un suo recente libro su Saba del 2017 e da lui ribadito di persona anche a Trieste in un incontro alla libreria Minerva di qualche anno fa davanti a un folto pubblico di appassionati, l’ultimo Canzoniere creato in questo modo è quello pubblicato da Einaudi nel maggio 1945 che si conclude con la sezione Varie e la poesia La visita. Successivamente furono introdotte correzioni e minime varianti ma l’assetto complessivo dell’opera rimase uguale. Ovviamente Saba non smise di scrivere e pubblicare poesie, ma al momento di raccoglierle insieme al resto della sua produzione per le successive edizioni del Canzoniere si limitò a porle in coda alle altre, a costituire una sorta di appendice, senza apportare delle modifiche alla struttura generale come aveva fatto in precedenza.

Bonura sceglie dunque di proporre al lettore il testo del Canzoniere del 1945, considerato il punto d’arrivo di un disegno poetico ben riconoscibile, dopo il quale l’identità dell’opera sabiana tende a dissolversi a favore di un’opera omnia. L’opera di Saba, quale siamo soliti leggerla e concepirla viene dunque divisa nelle due parti richiamate dal titolo: Il Canzoniere del 1945 e ciò che sta Oltre il Canzoniere. La scelta sembra perfettamente legittima e in linea con le recenti acquisizioni della critica. Tuttavia resta una scelta coraggiosa, di cui a Bonura va dato merito, presa nella convinzione di svolgere il migliore servizio possibile a Saba e ai suoi lettori.

Sotto ogni testo vengono poi riportate sia le varianti genetiche che testimoniano le fasi precedenti alla pubblicazione del ’45, sia quelle evolutive che danno conto degli interventi successivi a tale spartiacque. Il lettore interessato può così farsi un’idea dell’evoluzione delle poesie, come se stesse sbirciando alle spalle di Saba sullo scrittoio dove il poeta componeva i suoi versi. Si tratta di un esercizio molto utile per cogliere appieno il senso delle liriche del Canzoniere che non manca di evidenti risvolti sull’interpretazione di queste poesie.

Si prenda la poesia Tre vie, sicuramente familiare ai triestini, con la sua descrizione di via del Lazzaretto Vecchio e l’immagine delle tessitrici che cuciono «tetre le allegre bandiere». Come si ricorderà, i volti delle lavoranti sono «esangui e proni». Tuttavia non sono sempre stati così. C’è infatti una fase intermedia testimoniata da alcuni dattiloscritti con correzioni autografe che descrivono i volti come «stanchi e proni». Nel passaggio da “stanchi” ad “esangui” Saba esalta la drammaticità della scena ma soprattutto rafforza l’opposizione tra i visi e le bandiere permettendo al lettore di immedesimarsi meglio nel dolore di quelle creature.

In questo minimo esempio – ma molti altri casi il lettore avvertito potrà trovare da sé – si può senz’altro apprezzare la sensibilità poetica che guida la penna dello scrittore e fa grandi e indimenticabili i suoi versi, ma anche cogliere l’importanza di questa edizione critica che crea le condizioni per una più consapevole lettura e una più attenta contestualizzazione delle poesie di Saba.

 

 

Umberto Saba

Il Canzoniere 1945

Oltre il Canzoniere 1946-1957

a cura di Giuseppe Emiliano Bonura

libreriauniversitaria.it edizioni

Padova 2019

  1. 847, euro 49,90