VIOLONCELLI E FOGLIE DI FICO

| |

Tra le iniziative avviate in regione in questo periodo spiccano, in ambito musicale, i concerti di “Carniarmonie” (29 event) e quelli di “Nei suoni dei luoghi” (32 eventi), entrambi finanziati dalla Regione. Sessantuno concerti di buon livello, uno dei quali (sì, uno) avrà luogo a Trieste. Si potrebbe pensare che in questa ricca stagione concertistica la serata triestina sia la foglia di fico che cela un’evidente prevalenza territoriale dell’area friulana rispetto a quella giuliana, ma non è questo l’aspetto che s’intende qui sottolineare. Prima di tutto per una naturale ritrosia rispetto a lamentazioni e a piagnistei campanilistici in genere, poi perché non s’intende attribuire il ruolo di matrigna alla Regione, che ad esempio finanzia anche il programma di manifestazioni estive di “Trieste Estate”.

Quanto preme rilevare è il progressivo e apparentemente irreversibile impoverimento dell’offerta culturale triestina, la perdita di centralità, che nessuna foglia di fico riesce a celare, del capoluogo regionale, tale ormai solo di diritto, perché di fatto si vede assegnata la parte del parente povero cui si elargisce ogni tanto una mancia, imbarazzante per chi la riceve quanto per chi la offre.

Le manifestazioni culturali di maggior richiamo, a parte Next, sono tutte in altri ambiti territoriali: Il Mittelfest a Cividale, Pordenonelegge, ovviamente, a Pordenone, le grandi mostre a Villa Manin di Passariano, èStoria a Gorizia, Vicino lontano a Udine, per dire solo delle maggiori.

Soltanto nello scorso maggio, Il Ponte rosso ha pubblicato uno scambio di lettere tra Pierluigi Sabatti e Carlo de Benedetti, in cui l’editore di Repubblica testualmente affermava che Trieste “ha perso troppe occasioni per sfruttare la sua posizione geografica – oltre che storico-culturale”. Si può dargli torto? Direi di no: in effetti il capoluogo di questa regione da molti anni è privo di un progetto di sviluppo culturale che persegua coerentemente una plausibile linea d’azione tendente a mettere in comune le risorse esistenti, a enfatizzare gli elementi di interesse superstiti (ad esempio la presenza di importanti istituzioni scientifiche di valenza internazionale, un’Università considerata – è dato di questi giorni – tra le migliori del Paese, le caratteristiche di varietà linguistica e di multietnicità della sua popolazione e della sua cultura, una tradizione letteraria illustre non perché le sue origini si perdano nei secoli passati, ma sicuramente per alcune delle pagine più importanti scritte qui tanto in italiano che in sloveno nel Novecento, per non citare i dialetti).

Nonostante tutto ciò, e il molto altro che si potrebbe aggiungere a questa prima elencazione, Trieste conta oggi poco più di zero nel panorama degli eventi culturali italiani: rarissimi e comunque isolati i casi di esposizioni d’arte di forte richiamo, assenza di significative manifestazioni periodiche che, di anno in anno, accrescano il loro potere d’attrazione, scarsi o nulli agganci internazionali nonostante la posizione geografica, impossibilità di recuperare un ruolo baricentrico persino nei confronti della regione.

Le ragioni di tale perifericità sono ovviamente plurime, vanno ricercate certo anche in ambito storico, dove si è scontata la presenza per molti decenni di una cortina di ferro, a pochi chilometri dal centro cittadino, o ancora prima, dal primo dopoguerra, la prevaricazione di una maggioranza linguistica ai danni di una minoranza che si tendeva addirittura ad annullare.

Ma oggi?

Possiamo ancora oggi giustificare l’inerzia di coloro che sarebbero chiamati a proporre una politica in ambito culturale che includa la ricerca di indispensabili sinergie almeno tra gli enti pubblici locali, le fondazioni bancarie, la Camera di Commercio, l’Autorità portuale , le Soprintendenze del Ministero dei Beni Culturali, e che esalti anziché comprimere il ruolo dell’associazionismo culturale e quello della stampa periodica e dell’editoria? Certo che possiamo, ma sapendo fin d’ora che alla fine di questo secolo Trieste sarà una ridente cittadina nei pressi di Capodistria e quando i suoi abitanti avranno la necessità di consultare un libro dovranno rivolgersi alla Biblioteca comunale di Talmassons.