Vita amori avventure di un raguseo

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di Fulvio Senardi

 

Alternando con mano sapiente tempi e luoghi – l’ambiente consueto e caro, il Mediterraneo, un contesto del tutto nuovo, la Russia della grande Caterina, e poi Ragusa e Istanbul città d’oro magari contemplata al tramonto dalla torre di Galata – il nuovo romanzo di Cristiano Caracci, Altesti il ragueseo – Intrecci diplomatici, amori e avventure per mare, rispetta i crismi di un filone narrativo che, da Manzoni a Scurati, sposa la storia e l’invenzione.

Romanzo storico dunque, o se vogliamo, romanzo d’avventura. In realtà, e gliene siamo grati, il libro tradisce il messaggio contenuto nel titolo (anzi, nel sottotitolo). Gli amori e le avventurose vicende, con il gioco di svolte inaspettate e di colpi di scena che loro compete (caratteristiche ormai, ai nostri tempi, del genere poliziesco, il sostituto moderno dei romanzi d’appendice), è sovrastato e messo in ombra, come sempre nei libri di Caracci, da ingredienti più fini e sottili: la contemplazione malinconica del paesaggio, la coscienza dolce-amara del tempo che passa portando con sé l’esistenza dell’uomo e appannando emozioni e passioni, come per una velatura che nasconde senza cancellare, un senso complessivo della vita pacatamente ottimista e appena sfrangiato da un’ombra di mestizia. Romanzo insomma di riflessione, piuttosto che di acrobatici guizzi della fantasia e che suggerisce una specifica modalità di fruizione: non quella del divoratore di pagine ma piuttosto dell’intimo colloquio, dell’approccio meditato, della degustazione fatta a piccoli sorsi, come del vino appunto che si suole dire “di meditazione”.

Studiatamente il racconto prende inizio dalla fine, mostrandoci il protagonista anziano che si abbandona al flusso dei ricordi. Eco, immagino voluta, di un grande archetipo della tradizione narrativa del nord-est veneto e marinaro; così Carlino Altoviti, subito all’inizio del suo romanzo: «sono vecchio oramai più che ottuagenario […]»; ed ora invece Altesti, nelle primissime pagine: «Ormai sono vecchio, ma ricordo ogni cosa di quei giorni senza neppure l’aiuto di quel foglietto lacero sempre conservato quasi fosse un amuleto, come un biglietto di ritorno, un’illusione di gioventù testimoniata da un pezzo di carta nell’incredulità della fine». Di questo incipit aleggerà, nel prosieguo, l’ombra discreta: il lettore lo avvertirà come una vibrazione appena percettibile, una costante nota malinconica, un tempo d’attesa. È come se le vicende, nel cui specifico non entreremo, si svolgessero su uno scenario silenzioso e immobile, o meglio, fortemente rallentato, sul filo di quel tenero addio alla vita che è la vita stessa nel suo svolgimento. Non una “fuga”, per dire con metafora musicale, ma piuttosto un “notturno”, evocatore di sogni e di fantasmi e, perfino, di perturbanti immagini di sé: «Ho guardato il viso, finalmente in pieno sole, di quell’uomo antico: già avevo riconosciuto la somiglianza e subito mi sono allontanato impaurito», racconta Altesti che ha voluto scovare nelle pieghe del passato, le tracce di un amore perduto, un amore che accende il rimpianto, si fa monito o (forse) rimprovero. Illusioni, sogni e aspirazioni, e travagli e disincanti che la macina del tempo trasforma in farina sottile che sfugge tra le dita ma che persiste, prima di svanire, come cristalli di neve. La vita vera parrebbe depotenziata, da una mano d’artista che sfiora contorni e superfici senza indulgere in rovelli introspettivi. Una trama d’arazzo che trasmette un senso di caducità e insieme di istanti goduti intensamente, siano pure rapidi e fuggenti. È qui il decisivo plus-valore della narrativa di Caracci, la cifra inconfondibile di una sensibilità e di una maniera di scrittura che celebrano le segrete potenze della letteratura. C’è ovviamente in tutto ciò un rischio concreto, quello di adagiarsi in una maniera, di trovare, fedeli a se stessi, una via troppo facile, di istituire insomma una retorica. Un pericolo dunque; ma certo Caracci saprà evitarlo.

 

 

Cristiano Caracci

Altesti il ragueseo

Intrecci diplomatici, amori

e avventure per mare

Gaspari, Udine 2020

  1. 145, euro 16,50