Voglia di supereroi e di Jeeg robot

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di Anna Calonico

 

Ai David di Donatello ha vinto ben sette statuette: ma da dove salta fuori questo Lo chiamavano Jeeg robot? Chi è questo Mainetti?

Gabriele Mainetti è un giovane regista romano che ha avuto un’idea balorda e stupefacente: vista la trama, pochi pagherebbero per vedere il risultato della sua idea, eppure… Insieme a lui, la sceneggiatura di Guaglianone e Menotti è riuscita a compiere un miracolo.

Santamaria, conosciuto in Paz!, L’ultimo bacio e Romanzo criminale, deve incarnare Hirosci Shiba, il protagonista di Jeeg, ma la sua “trasformazione” non avviene con un semplice lancio di componenti come nel cartone animato: Enzo Ceccotti, il personaggio interpretato, è un ladruncolo della provincia romana, vive di espedienti e “non ha amici e non gliene frega niente di nessuno”, parole sue. Poi accade l’imprevisto: scopre di aver ottenuto una forza sovrumana, e intorno a lui si crea un po’ di scompiglio per degli attentati e un carico di droga che scompare. E così Enzo il cattivo si ritrova prima a salvare Alessia dal gruppo dello Zingaro, un cattivo molto più cattivo di lui, poi a rubare un bancomat, ad assaltare un portavalori, e ancora a salvare Alessia.

Alessia è una giovane bellissima che, diciamo la verità, farebbe la fortuna di ogni psicologo, imprigionata in una mente da bambina che si rifugia nel suo cartone animato preferito (Jeeg robot, appunto) per difendersi da una realtà terribile che l’ha violata da piccola, l’ha resa orfana di madre e l’ha lasciata chiusa in un suo mondo, sola con il padre criminale. A prima vista può sembrare irritante, una pazzoide da evitare, poi conquista con la semplicità e la dolcezza, ispira compassione e tenerezza, risveglia l’amore e l’onestà in Enzo, risveglia Hiroschi.

Lo Zingaro è Luca Marinelli (già visto in film come La solitudine dei numeri primi e La grande bellezza) eccezionale nel dar vita a un folle, tanto duro quando deve eliminare qualcuno, quanto donna mentre canta Anna Oxa. Scena che lascia interdetti e che presenta un personaggio profondamente turbato e che turba profondamente, con le sue personalità, la sua spietata pazzia, e anche con il suo romanesco da popolano fallito ed egocentrico. Martinelli, intervistato ha detto che interpretare Zingaro è stato esaudire un sogno di ragazzino, iniziato quando ha visto Il silenzio degli innocenti ed è rimasto affascinato dal male descritto in quel film. Da lì, ha dato vita al male incarnato da un criminale di periferia con manie di grandezza, che vuole diventare il più grande nella malavita non solo locale, che pensa di fare “er botto”.

E come s’inserisce Enzo/Hiroschi tra tali eccentrici personaggi? Facendosi vedere umano e imperfetto, un po’ buono e un po’ cattivo. In un’intervista, Santamaria ha individuato come momento della trasformazione da cattivo a buono la scena in cui Enzo salva una bimba tra le fiamme. Non concordo. Una bimba, Alessia, l’aveva già salvata, più volte: l’aveva persino ospitata in casa sua, dove aveva scoperto la collezione di dvd di Jeeg e gli aveva chiesto di guardarli assieme. Ci sono scene dolcissime, in netto contrasto con quelle, numerose, di violenza “splatter”, che rendono il film una meraviglia anche per le persone più sensibili: l’antico tema del cattivo che si redime per amore colpisce ancora, e quando Alessia, vestita da principessa, ripete ad Enzo che ha una missione sappiamo già cosa succede. Quando lo Zingaro prepara “er botto” Hiroschi (perché già non è più Enzo) ricorda le parole di lei “tu che puoi”, come diceva la sigla di Jeeg robot.

Perché tanto successo per un film tutto sommato banale? Qualcuno dice perché ha denunciato la violenza dei sobborghi romani, qualcuno perché è una favola a lieto fine (siamo sicuri?), qualcuno perché dietro le metafore “insegna”, qualcun altro perché oggi servirebbe un supereroe capace di salvarci, qualcuno, infine, perché reca una speranza di salvezza. Forse, un po’ per tutti questi motivi, oltre alla bravura degli attori, alle prese con personaggi alquanto bizzarri.

Un successo esagerato? Ai posteri l’ardua sentenza, ma per il momento il film piace molto.